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today20 Ottobre, 2025
L’aumento sigarette 2025 è una delle misure più discusse della nuova Manovra economica. Il governo ha deciso di intervenire sulle accise del tabacco, colpendo non solo le sigarette tradizionali ma anche il tabacco riscaldato e le sigarette elettroniche. L’obiettivo è duplice: aumentare il gettito fiscale e scoraggiare il consumo, in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Il rincaro sarà graduale, ma inevitabile: per un pacchetto da 6 euro si parla di un aumento complessivo di circa 40 centesimi entro il 2028. A subire gli effetti dell’intervento saranno tutti i prodotti da fumo, con una rimodulazione progressiva delle aliquote e del cosiddetto “onere fiscale minimo”.
La Legge di Bilancio prevede un incremento progressivo dell’accisa specifica sulle sigarette, attualmente pari a 29,50 euro ogni mille pezzi. Dal 2026 salirà a 32 euro, poi a 35,50 nel 2027 e infine a 38,50 nel 2028. Tradotto in cifre quotidiane, significa che il prezzo medio per pacchetto passerà da 59 a 77 centesimi in tre anni.
La misura riguarda la componente fissa dell’accisa, cioè quella indipendente dal prezzo al dettaglio. A questa si affianca una componente proporzionale, detta “ad valorem”, che oggi incide per il 49,5% del prezzo di vendita. Il governo ha previsto un lieve ribasso di questa quota al 49,23% nel 2027 e al 48,5% nel 2028, ma il vantaggio apparente sarà neutralizzato dall’aumento dell’onere fiscale minimo.
Questo parametro rappresenta la soglia minima di imposte che lo Stato deve incassare per ogni pacchetto, indipendentemente dal suo prezzo. Attualmente è pari a 209,30 euro ogni mille sigarette (circa 4,18 euro a pacchetto), ma salirà a 216 euro nel 2026, 221 nel 2027 e 227 nel 2028. Alla fine del triennio, il carico fiscale minimo raggiungerà 4,54 euro per pacchetto da 20 sigarette.
Secondo le simulazioni del Ministero dell’Economia, l’aumento sigarette 2025 porterà quindi un incremento medio di 15 centesimi il primo anno, 10 il secondo e 12 il terzo, per un totale di 40 centesimi nel triennio.
L’aumento sigarette 2025 peserà inevitabilmente sul bilancio dei fumatori, ma con un andamento graduale. Un pacchetto da 6 euro arriverà a costare circa 6,40 euro nel 2028, mentre per i marchi premium o importati l’aumento potrebbe superare anche 1 euro.
Non tutte le aziende, però, trasferiranno integralmente l’aumento ai consumatori. Alcuni produttori potrebbero assorbire una parte del rincaro per mantenere competitivo il prezzo di vendita, soprattutto nei segmenti più popolari. Tuttavia, l’industria del tabacco teme una riduzione dei margini e un possibile aumento del contrabbando, fenomeno già in crescita negli ultimi anni.
Dal punto di vista sociale e sanitario, il governo difende la misura come strumento di prevenzione. L’Italia conta ancora oltre 11 milioni di fumatori abituali, e secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, un aumento di prezzo del 10% riduce i consumi di circa il 4%. L’aumento sigarette 2025 si inserisce quindi in una logica di lungo periodo, volta a disincentivare soprattutto i più giovani all’acquisto.
La misura non è nuova: negli ultimi dieci anni, le accise sui tabacchi sono aumentate in modo costante, portando il prezzo medio di un pacchetto da circa 4,50 euro nel 2015 ai 6 euro attuali. Con la nuova manovra, la soglia dei 6,50 euro potrebbe essere superata entro tre anni.
L’aumento sigarette 2025 non riguarda solo le “bionde” tradizionali, ma anche i prodotti alternativi. Il tabacco riscaldato, una delle categorie in maggiore crescita, vedrà salire l’imposta dal 39,5% attuale al 40,5% nel 2026 e al 41% nel 2027.
Per le sigarette elettroniche, l’incremento sarà ancora più evidente. Per i prodotti contenenti nicotina, l’imposta passerà dal 15% al 18% nel 2026, poi al 20% nel 2027 e al 22% nel 2028. Per i liquidi privi di nicotina, invece, le aliquote aumenteranno dall’11% al 13%, poi al 15% e infine al 17% entro il 2028.
Anche se l’impatto economico sarà inferiore rispetto alle sigarette tradizionali, le associazioni di categoria temono che la misura possa penalizzare un settore che negli ultimi anni aveva attirato migliaia di piccoli imprenditori e artigiani. Alcuni esperti sostengono che un aumento eccessivo delle imposte sulle e-cig rischia di spingere i consumatori a tornare verso i prodotti tradizionali, vanificando gli obiettivi di salute pubblica.
Tuttavia, il governo ribadisce che l’intenzione è quella di uniformare la tassazione tra i diversi prodotti, per evitare disparità e garantire equità fiscale tra le varie forme di consumo.
L’aumento sigarette 2025 si inserisce nel quadro generale della Manovra finanziaria, che punta a reperire risorse per sostenere il bilancio pubblico senza aumentare le imposte dirette sui redditi. Secondo il Ministero dell’Economia, il nuovo sistema di accise garantirà allo Stato circa 300 milioni di euro di gettito aggiuntivo nel 2026, 450 milioni nel 2027 e oltre 600 milioni nel 2028.
Si tratta di risorse che, in parte, saranno destinate a coprire le spese per il rinnovo dei contratti pubblici, per la sanità e per la riduzione del deficit. «Le sigarette aumentano poco, ma devono contribuire in modo equo allo sforzo collettivo», avrebbe dichiarato il ministro Giancarlo Giorgetti presentando la misura in conferenza stampa.
Oltre alle ragioni di bilancio, l’esecutivo sottolinea anche il valore educativo del provvedimento. Un aumento graduale, secondo il governo, può aiutare a ridurre il numero dei fumatori, specie tra i più giovani, senza penalizzare eccessivamente chi non riesce a smettere.
Resta da vedere come reagirà il mercato. Le multinazionali del tabacco, che operano in Italia con marchi storici, hanno espresso cautela, chiedendo regole stabili e tempi di attuazione chiari. Anche le associazioni dei rivenditori hanno segnalato il rischio di un calo dei consumi legali e di un possibile aumento delle vendite illegali o online.
In definitiva, l’aumento sigarette 2025 rappresenta una misura strutturale destinata a incidere in modo significativo sul mercato del tabacco. Il prezzo di un pacchetto standard passerà da 6 a circa 6,40 euro nel 2028, mentre tabacco riscaldato e sigarette elettroniche subiranno incrementi proporzionati.
La manovra punta a garantire nuovi introiti allo Stato e a promuovere politiche di salute pubblica, ma gli effetti concreti dipenderanno dal comportamento dei consumatori e dalla capacità di contrastare il contrabbando. Tra necessità di bilancio e obiettivi sanitari, il 2025 segna quindi un nuovo capitolo nella lunga storia del rapporto tra fisco e fumo in Italia.
Scritto da: Matteo Respinti
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