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today24 Ottobre, 2025
La sospensione dell’import del greggio via mare da parte di Cina e India apre un nuovo fronte nello scontro economico tra Est e Ovest. La decisione, legata alle sanzioni americane contro la Russia, segna una svolta nei rapporti energetici globali e mette alla prova la solidità dei legami tra Pechino, Mosca e Nuova Delhi.
La Cina ha espresso una «ferma opposizione» alle sanzioni statunitensi imposte a Rosneft e Lukoil, ma al tempo stesso ha deciso di sospendere temporaneamente gli acquisti di petrolio russo via mare. Secondo Reuters, le compagnie statali avrebbero interrotto gli ordini a breve termine per evitare il rischio di sanzioni secondarie.
Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha ribadito che Pechino «si oppone alle sanzioni unilaterali che non si basano sul diritto internazionale». Tuttavia, la prudenza prevale. Con circa 1,4 milioni di barili al giorno di greggio via mare provenienti dalla Russia, la Cina è il principale cliente di Mosca, anche se la maggior parte dei flussi arriva da raffinerie indipendenti. Le grandi aziende statali si fermano sotto i 250mila barili al giorno, un dato che riduce l’impatto immediato ma rivela la volontà di Pechino di evitare tensioni dirette con gli Stati Uniti.
La sospensione dell’import del greggio via mare non riguarda invece i circa 900mila barili che arrivano attraverso oleodotti siberiani, considerati meno vulnerabili alle restrizioni occidentali.
Anche l’India, secondo quanto riportato dal Financial Times, avrebbe chiesto alle proprie compagnie, comprese quelle statali, di ridurre gli acquisti di greggio via mare. La scelta di Nuova Delhi si colloca in un contesto diverso rispetto a quello cinese: l’obiettivo è usare la leva energetica come carta negoziale per un accordo commerciale con Washington.
Negli ultimi due anni, l’India è diventata il principale acquirente di greggio russo via mare, approfittando dei forti sconti offerti da Mosca dopo l’embargo europeo. Uno stop, anche parziale, rappresenterebbe un duro colpo per la macchina economica e militare del Cremlino, che continua a finanziare la guerra in Ucraina grazie alle esportazioni energetiche verso Asia e Medio Oriente.
La sospensione dell’import del greggio via mare da parte dei due giganti asiatici evidenzia quindi come anche gli alleati più pragmatici di Mosca stiano riconsiderando i propri interessi alla luce del crescente peso delle sanzioni e delle pressioni occidentali.
Alla vigilia del vertice dell’Apec in Corea del Sud, il presidente americano Donald Trump ha dichiarato di avere «grandi aspettative» nell’incontro con Xi Jinping, convinto che il leader cinese possa «avere una grande influenza su Putin per porre fine al conflitto».
Tuttavia, per Pechino la priorità resta interna. Conclusosi da poco il Plenum del Partito comunista cinese, Xi ha delineato la strategia per il nuovo piano quinquennale, puntando su sviluppo di «alta qualità», sicurezza e autosufficienza tecnologica. Obiettivi resi ancora più urgenti dalle restrizioni americane su semiconduttori e prodotti farmaceutici.
La leadership cinese mira a rafforzare il mercato interno e a ridurre la dipendenza dalle importazioni, anche nel settore energetico. «La Cina non cerca lo scontro», scrive il quotidiano Beijing Ribao, «ma deve dimostrare la superiorità del suo sistema rispetto a quello americano». Lo stesso giornale cita Trump, che avrebbe ammesso: «L’America è diventata, sotto molti aspetti, uno Stato fallito».
La sospensione dell’import del greggio via mare da parte di Cina e India ha immediate ripercussioni sui mercati globali e sul prezzo del petrolio, che ha registrato oscillazioni nelle ultime ore. Gli analisti prevedono un possibile rialzo a breve termine, seguito da una fase di stabilizzazione se Mosca riuscirà a deviare parte dei flussi verso altri Paesi asiatici.
Per la Russia, la mossa di Pechino e Nuova Delhi rappresenta un segnale politico oltre che economico. Dopo l’arresto del generale He Weidong, vicepresidente della Commissione militare, sostituito da Zhang Shengmin, ex capo dell’anticorruzione, il presidente Xi sta rafforzando il controllo interno e il coordinamento strategico, anche in chiave energetica.
Sul piano internazionale, Washington osserva con attenzione la mossa di Cina e India rispetto all’acquisto di greggio via mare dalla Russia, che potrebbe accelerare una ridefinizione delle rotte globali dell’energia. L’Asia, da tempo al centro del mercato petrolifero mondiale, diventa così anche il principale terreno di confronto tra le potenze, con conseguenze dirette sul conflitto ucraino e sugli equilibri geopolitici futuri.
Scritto da: Matteo Respinti
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