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today14 Novembre, 2025
Tra gli emendamenti alla Manovra 2026 spunta la proposta di introdurre una tassa sull’oro da investimento con aliquota ridotta al 12,5%, la metà rispetto all’attuale tassazione sulle plusvalenze, oggi fissata al 26%. L’obiettivo, secondo i promotori, è favorire l’emersione dei capitali detenuti in oro fisico, come lingotti, placchette o monete, e garantire nuove entrate per lo Stato.
L’iniziativa, proposta da Giulio Centemero (Lega) e Maurizio Casasco (Forza Italia), rientra nel pacchetto di emendamenti che la maggioranza intende presentare alla Commissione Bilancio del Senato entro le prossime ore. Secondo le prime stime, la misura potrebbe generare fino a 2 miliardi di euro di gettito aggiuntivo.
L’idea alla base della tassa sull’oro da investimento è introdurre, fino al 30 giugno 2026, una rivalutazione agevolata delle riserve auree private, applicando una tassazione ridotta del 12,5% sulle eventuali plusvalenze maturate. In questo modo, i cittadini che decideranno di vendere o regolarizzare il proprio oro pagheranno meno rispetto all’imposta ordinaria, incentivando così l’emersione di patrimoni spesso detenuti in forma non dichiarata.
Il valore complessivo dell’oro da investimento in Italia è stimato tra 133 e 166 miliardi di euro. Se anche solo il 10% dei proprietari decidesse di aderire all’agevolazione, il gettito per le casse pubbliche sarebbe compreso tra 1,67 e 2,08 miliardi, secondo le proiezioni riportate da Milano Finanza.
L’obiettivo dichiarato nel testo dell’emendamento che introduce la tassa sull’oro da investimento è «facilitare la circolazione e l’emersione di oro fisico da investimento, garantendo al tempo stesso un incremento del gettito fiscale». Si tratta, in sostanza, di una forma di condono selettivo, che ricalca lo schema di altre misure di regolarizzazione introdotte in passato per conti e capitali esteri.
La proposta della tassa sull’oro da investimento nasce dal confronto all’interno della maggioranza per individuare nuove fonti di entrata utili a mantenere invariati i saldi della Manovra, che vale complessivamente 18,7 miliardi di euro.
Secondo la Lega e Forza Italia, la tassa sull’oro da investimento rappresenterebbe una via alternativa all’aumento della pressione fiscale su altri settori, come i dividendi o gli affitti brevi, particolarmente criticati dalle categorie produttive.
«L’obiettivo non è tassare, ma far emergere ricchezza dormiente e liberare risorse per la crescita», spiega un esponente leghista. La proposta, che sarà discussa in Commissione a partire dal 3 dicembre, mira anche a sostituire parzialmente l’imposta sui dividendi, alleggerendo così la tassazione sulle rendite finanziarie e incentivando investimenti reali.
La misura, tuttavia, ha già sollevato dubbi e perplessità in ambienti economici e sindacali. Alcuni analisti ritengono che il provvedimento possa favorire solo i grandi detentori di oro fisico, mentre altri sottolineano i possibili benefici per la trasparenza patrimoniale e per il controllo dei flussi finanziari non tracciati.
La tassa sull’oro da investimento è solo una delle tante modifiche in discussione in queste ore. Tutti gli emendamenti dovranno essere presentati entro la scadenza fissata per domani mattina, per poi essere selezionati tra quelli “segnalati” e ammessi alla votazione in Commissione Bilancio.
La tabella di marcia è già definita:
3 dicembre: avvio del voto in Commissione al Senato;
15 dicembre: approdo del testo in Aula a Palazzo Madama;
entro Natale: approvazione definitiva alla Camera dei Deputati.
Oltre alla tassa sull’oro, nel pacchetto economico spiccano altri interventi proposti dalla maggioranza. Tra questi, la “mini-tassa” sui pacchi extra-Ue di valore inferiore ai 150 euro, ideata per colpire l’ultra fast fashion e la concorrenza sleale delle piattaforme asiatiche.
Un altro emendamento della Lega mira ad ampliare la rottamazione quinquies agli accertamenti in corso, consentendo ai contribuenti di chiudere le pendenze fiscali con sanzioni ridotte.
Sul fronte del lavoro, si valuta invece il rifinanziamento del fondo per la partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa, con uno stanziamento aggiuntivo di 49 milioni di euro per il 2026, portando il totale a 70 milioni.
La proposta di un’aliquota al 12,5% sull’oro da investimento divide anche la politica. Per i promotori, si tratta di una misura pragmatica per stimolare l’emersione e rafforzare la finanza pubblica. Per l’opposizione, invece, la tassa sull’oro da investimento è un “condono mascherato” a favore dei grandi patrimoni.
Dal Partito Democratico arrivano le prime critiche: «Mentre si tagliano i fondi per sanità e scuola, il governo pensa a premiare chi detiene oro e capitali non dichiarati», commentano fonti dem.
Più cauta Fratelli d’Italia, che pur non essendo formalmente firmataria dell’emendamento, valuterà la proposta della tassa sull’oro da investimento«nell’ottica di una misura temporanea e utile all’emersione di ricchezza reale».
Sullo sfondo resta la sfida di conciliare le esigenze di bilancio con gli equilibri interni alla maggioranza. Se approvata, la tassa sull’oro potrebbe rappresentare uno degli strumenti più innovativi della Manovra 2026, in grado di coniugare gettito e regolarizzazione patrimoniale, ma anche uno dei più controversi sul piano politico e sociale.
Scritto da: Matteo Respinti
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