In Primo Piano

Gasdotto TAPI: il Kazakistan rilancia il progetto che può cambiare l’Asia

today3 Dicembre, 2025

Sfondo

Per trent’anni il gasdotto TAPI è rimasto uno dei progetti energetici più ambiziosi e allo stesso tempo più fragili dell’area centroasiatica. Ideato negli anni Novanta per collegare il Turkmenistan ai mercati di India e Pakistan attraverso l’Afghanistan, il TAPI avrebbe dovuto diventare un’infrastruttura capace di trasportare 33 miliardi di metri cubi di gas naturale l’anno. Guerre, tensioni diplomatiche e instabilità croniche hanno però rallentato ogni fase della sua realizzazione. Oggi, con il Kazakistan pronto ad assumere un ruolo diretto nel consorzio che guida il progetto, il TAPI torna al centro della geopolitica del gas e apre una nuova fase per l’Asia Centrale.

Il progetto originario e tre decenni di ritardi

Il gasdotto TAPI nacque come risposta a due esigenze parallele: la necessità del Turkmenistan di diversificare le esportazioni energetiche e il bisogno crescente di energia di India e Pakistan. Il tracciato previsto attraversa oltre 1.800 chilometri, dai giacimenti turkmeni di Galkynysh fino al territorio indiano, passando per la provincia afghana di Herat e per le regioni occidentali del Pakistan.

Nonostante la forte valenza strategica, il gasdotto TAPI non è mai riuscito a trasformarsi in un’infrastruttura completa. L’Afghanistan è stato per anni il principale fattore di instabilità. I conflitti interni, il ritorno al potere dei talebani e la fragilità del sistema amministrativo hanno impedito di garantire sicurezza lungo il tracciato. Parallelamente, le tensioni costanti tra India e Pakistan hanno reso difficile individuare un quadro politico stabile per un progetto che richiedeva cooperazione multilaterale a lungo termine.

Negli ultimi anni alcuni segnali positivi sono comunque emersi. Il governo talebano ha mostrato disponibilità verso investimenti stranieri e ha sostenuto pubblicamente il relaunch del TAPI. Sono stati completati alcuni segmenti di terreno nella zona di Herat e il Turkmenistan ha realizzato gran parte del tratto interno ai propri confini. Mancava però un attore capace di dare impulso politico e finanziario all’opera.

L’ingresso del Kazakistan e il rilancio diplomatico

Il Kazakistan ha deciso di colmare questo vuoto. Secondo quanto comunicato dal ministro dell’Energia Erlan Akkenzhenov, Astana valuta di entrare nel consorzio TAPI con una quota fino al 30 per cento. Una decisione che modifica l’equilibrio attorno al gasdotto TAPI e introduce nella partita uno dei Paesi più stabili dell’Asia Centrale.

Per il Kazakistan, l’interesse è duplice. Da un lato c’è la volontà di consolidare il proprio ruolo di hub energetico regionale, dopo anni in cui il Paese ha rafforzato le sue interconnessioni con Cina ed Europa. Dall’altro c’è la prospettiva di aprire un canale diretto con l’India, una potenza demografica ed economica che vede il suo fabbisogno energetico aumentare rapidamente. I rapporti tra Astana e Nuova Delhi sono in crescita e il TAPI potrebbe diventare uno dei pilastri di questa collaborazione.

Questa mossa consente inoltre al Kazakistan di rafforzare la propria influenza nell’area, posizionandosi come partner affidabile sia per il Turkmenistan sia per l’Afghanistan. La stabilità politica di Astana e la sua credibilità nelle operazioni energetiche internazionali rappresentano un elemento che potrebbe rassicurare investitori e attori regionali.

Stato dei lavori e incognite lungo il tracciato

Nonostante il nuovo impulso, restano numerose incognite sul futuro del gasdotto TAPI. In Afghanistan la sicurezza rimane un fattore determinante. Le province occidentali attraversate dal tracciato sono oggi più stabili rispetto ad altre aree del Paese, ma il rischio di attacchi alle infrastrutture energetiche non può essere considerato nullo. Il governo talebano ha assicurato di voler proteggere il gasdotto TAPI e ha definito il progetto prioritario per l’economia nazionale, ma la capacità effettiva di garantire sicurezza resta da verificare.

Un ulteriore ostacolo riguarda India e Pakistan. Le relazioni tra i due Stati alternano fasi di dialogo a momenti di forte tensione, rendendo complicata la gestione condivisa di un’infrastruttura che richiede stabilità politica a lungo termine. In assenza di un’intesa piena, il TAPI rischia di essere completato solo nella sua parte settentrionale, con una connessione tra Turkmenistan e Afghanistan o con un collegamento limitato al Pakistan.

Il ruolo del Kazakistan, in questo scenario, potrebbe però fungere da elemento di equilibrio. La sua rete diplomatica, il dialogo costante con Cina e India e la posizione centrale nella Asia Centrale potrebbero favorire una maggiore cooperazione tra gli Stati coinvolti.

Gli effetti per la regione e per la geopolitica del gas

Se realizzato, il gasdotto TAPI cambierebbe profondamente l’economia e la politica della regione. Per il Turkmenistan rappresenterebbe la possibilità di ridurre la dipendenza dal mercato cinese, oggi destinatario dominante delle esportazioni di gas. Per l’Afghanistan significherebbe nuove entrate fiscali e investimenti in infrastrutture cruciali. Per Pakistan e India offrirebbe un’alternativa alle rotte marittime, spesso esposte a tensioni internazionali.

Per il Kazakistan, infine, il TAPI diventerebbe un tassello della sua strategia di diversificazione, con un ruolo crescente nella geopolitica del gas e nella connettività euroasiatica. Un obiettivo che Astana persegue da anni e che oggi, grazie al rilancio del gasdotto TAPI, potrebbe avvicinarsi alla realtà.

Scritto da: Matteo Respinti

Commenti post (0)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *