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Israele, Consiglio Ue diviso ma passi avanti su sanzioni

today27 Giugno 2025

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(Teleborsa)

(Teleborsa) – “Il Consiglio europeo chiede un cessate il fuoco immediato a Gaza e il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, che porti alla fine permanente delle ostilità. Deplora la terribile situazione umanitaria a Gaza, il numero inaccettabile di vittime civili e i livelli di fame. Invita Israele a revocare completamente il blocco su Gaza”. È quanto si legge nel paragrafo sul Medio Oriente delle conclusioni del vertice Ue. I 27 prendono nota del report dell’Alto Rappresentante Kaja Kallas e invitano il Consiglio a proseguire le discussioni sul seguito da dare alle conclusioni del dossier sulle violazioni ai diritti umani perpetrate da Israele a Gaza e in Cisgiordania, in luglio, tenendo conto dell’evoluzione della situazione sul terreno.

Date le divisioni che permangono tra i 27 ha prevalso l’opzione leggera. Tuttavia il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa al termine del vertice Ue ha incaricato Kallas di proporre possibili misure al prossimo Consiglio Affari Esteri di luglio. “Israele è un amico ma – ha detto Costa – con gli amici dobbiamo essere franchi e chiari. Il dossier presentato dall’alto rappresentante Kaja Kallas è chiaro, ci sono violazioni sistematiche dei diritti umani. Abbiamo chiesto a Kallas di portare al prossimo Consiglio Affari Esteri delle opzioni e nel mentre chiediamo a Israele di mettere fine al blocco a Gaza di terminare gli insediamenti illegali in Cisgiordania”.

Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha ribadito che “a Gaza c’è una situazione catastrofica di genocidio” e ha annunciato che avrebbe chiesto ai suoi pari “la sospensione immediata di questo accordo”. Ma non c’è il consenso necessario al Consiglio per procedere. Resta il fatto che tra i 17 monta l’esasperazione, specie tra alcuni (Belgio, Irlanda e Svezia, ad esempio). Anche tra i 9 Paesi che non hanno votato per la revisione – Germania, Ungheria, Italia, Repubblica Ceca, Croazia, Cipro, Lituania, Grecia e Bulgaria – ci sono però posizioni distinte: solo Budapest, ormai, si oppone ad applicare sanzioni ai coloni violenti.

Kallas – a quanto si apprende – tenterà ora l’ennesima manovra di pressione sulle autorità israeliane per vedere di ottenere dei risultati, usando come pungolo proprio la discussione sulla revisione, giudicata di per sé “uno strumento di leva”.

Scritto da: Redazione

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