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Golden power sotto attacco: scontro esplosivo Bruxelles-Governo sul caso UniCredit-BPM

today14 Luglio 2025

Sfondo

La Commissione europea mette in discussione il golden power italiano applicato all’operazione UniCredit BPM. Dopo la lettera ufficiale da Bruxelles e la sentenza del TAR, il governo annuncia collaborazione. Ma la tensione è alta, anche dentro la maggioranza.

Bruxelles contesta l’uso del golden power sull’operazione UniCredit BPM

Il Governo italiano finisce nel mirino della Commissione europea per aver attivato il golden power sull’acquisizione di Banco BPM da parte di UniCredit. Oggi, lunedì 14 luglio, è stata recapitata a Roma una lettera formale da parte dell’esecutivo comunitario, che solleva dubbi sulla compatibilità del decreto firmato da Palazzo Chigi il 18 aprile con il diritto europeo.

Nello specifico, Bruxelles ritiene che il golden power italiano, così come è stato esercitato, potrebbe violare l’articolo 21 del Regolamento UE sulle concentrazioni, che stabilisce le competenze esclusive della Commissione in materia di fusioni e acquisizioni transfrontaliere. La misura, che imponeva a UniCredit diversi obblighi, tra cui l’uscita dal mercato russo entro il 2026 e limiti su alcune attività creditizie, viene giudicata potenzialmente sproporzionata e priva di motivazione adeguata.

Secondo la Commissione europea, il golden power può essere esercitato dai singoli Stati solo se rispetta tre condizioni: deve essere appropriato, necessario e non discriminatorio. Qualsiasi misura che ostacoli la libera circolazione dei capitali (uno dei pilastri del mercato unico europeo) dev’essere giustificata da un interesse legittimo, come la sicurezza pubblica. Ma nel caso dell’operazione UniCredit BPM, Bruxelles sostiene che le ragioni addotte non siano sufficientemente fondate, e che il decreto italiano avrebbe dovuto essere notificato prima dell’adozione.

Il contesto normativo e la posizione del governo italiano

Il golden power è uno strumento introdotto nell’ordinamento italiano nel 2012 per consentire al governo di intervenire in operazioni societarie riguardanti settori strategici come difesa, energia, telecomunicazioni e, più di recente, il comparto bancario. Si tratta di poteri speciali che consentono al Consiglio dei ministri di porre condizioni, veto o prescrizioni quando un’acquisizione è ritenuta lesiva degli interessi nazionali.

Nel caso specifico dell’acquisizione di Banco BPM da parte di UniCredit, il Governo ha esercitato il golden power per imporre all’istituto acquirente alcune condizioni, giudicate necessarie per proteggere il sistema bancario italiano. L’operazione, del valore di circa 14,5 miliardi di euro, è ritenuta dal Ministero dell’Economia un passaggio sensibile per l’equilibrio del credito nazionale.

In una nota ufficiale diffusa dopo la comunicazione della Commissione europea, Palazzo Chigi ha ribadito la volontà di collaborare: «Il Governo italiano risponderà con spirito costruttivo e collaborativo ai chiarimenti richiesti, come già fatto in sede giurisdizionale dinanzi al TAR». L’esecutivo rivendica dunque la piena legittimità dell’intervento, affermando che il golden power è stato usato nel rispetto delle prerogative nazionali.

Tuttavia, la sentenza del TAR del Lazio del 12 luglio 2025 ha annullato parzialmente il decreto, eliminando alcune delle prescrizioni imposte a UniCredit, ritenute eccessive o non coerenti con i fini dichiarati. È stato invece confermato l’obbligo di uscita dal mercato russo, considerato proporzionato in termini di sicurezza nazionale.

Salvini attacca la Commissione, l’opposizione chiede il ritiro del provvedimento

La vicenda ha generato un forte dibattito politico. Il vicepremier, e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha duramente attaccato l’Unione europea, affermando: «Penso che la Ue abbia cose più importanti da fare che rompere le scatole all’Italia su balneari, motorini, banche e auto elettriche». Per Salvini, il sistema bancario è un asset strategico nazionale e l’Italia ha pieno diritto di intervenire, senza dover sottostare alle ingerenze di Bruxelles.

Di tutt’altro avviso le opposizioni. Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico, ha definito la sentenza del TAR e la lettera della Commissione una «bocciatura netta e inequivocabile» dell’intervento governativo: «Un atto illegittimo, sproporzionato e dettato da logiche di potere, non da una visione strategica». Anche Benedetto Della Vedova, deputato di +Europa, ha accusato il governo di aver danneggiato l’Italia e violato il diritto comunitario.

Queste critiche si inseriscono in una frattura più ampia tra Roma e Bruxelles, dove si contrappongono due visioni: da una parte, la tutela della sovranità nazionale nell’ambito economico-finanziario; dall’altra, la salvaguardia di un mercato unico regolato da norme comuni.

Il futuro dell’OPA e le possibili conseguenze per il sistema bancario

L’offerta pubblica di acquisto lanciata da UniCredit per Banco BPM è tuttora in corso, ma l’incertezza normativa potrebbe comprometterne l’esito. Alla data attuale, le adesioni all’offerta restano bassissime (appena lo 0,14%) e la scadenza dell’operazione è fissata per il 23 luglio 2025.

Da parte sua, UniCredit ha criticato apertamente il decreto, definendolo un «intervento ingiustificato e illegittimo», e non ha escluso l’ipotesi di ritirare l’offerta in caso di mancanza di chiarezza giuridica. Il gruppo potrebbe inoltre rivolgersi alla Consob per chiedere la sospensione dell’OPA, a fronte dell’incertezza normativa generata dal golden power e dalla sua contestazione a livello europeo.

Nel frattempo, il Ministero dell’Economia starebbe valutando l’ipotesi di modificare il decreto, rivedendo le condizioni più controverse, per evitare che l’intervento venga formalmente sanzionato dall’Unione. Se la Commissione europea dovesse ritenere insufficienti le spiegazioni italiane, potrebbe aprire una procedura d’infrazione.

La vicenda UniCredit BPM rischia così di diventare un precedente importante per il futuro utilizzo del golden power in Italia, ponendo limiti più stringenti al suo impiego, soprattutto nei casi in cu l’intervento incrocia competenze comunitarie. È il segnale che, indipendentemente dalla valutazione politica, la protezione dell’interesse nazionale non può, in punta di diritto, prescindere dal rispetto delle regole europee.

Scritto da: Matteo Respinti

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