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Febbre del Nilo: Italia sotto assedio, ma cos’è? Dove si diffonde e come si combatte

today29 Luglio 2025

Sfondo

La Febbre del Nilo torna a far parlare di sé in Italia. Dopo i primi focolai registrati a inizio estate, il virus ha cominciato a diffondersi in più regioni, causando già sette decessi confermati. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità mostrano un incremento dei casi, soprattutto nelle regioni del Centro-Sud. In questo articolo analizziamo cos’è la Febbre del Nilo, quali sono i sintomi, dove si stanno registrando più contagi e quali misure stanno adottando le autorità sanitarie italiane.

Cos’è la Febbre del Nilo e come si trasmette

La Febbre del Nilo, conosciuta anche come West Nile virus, è una malattia infettiva virale trasmessa dalle zanzare, in particolare quelle del genere Culex. Il virus è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nella regione del Nilo Occidentale da cui prende il nome. Si tratta di una zoonosi, cioè una malattia che si trasmette dagli animali all’uomo. I principali serbatoi naturali del virus sono gli uccelli selvatici, che vengono punti dalle zanzare e trasmettono il virus al vettore. Le zanzare infette possono poi colpire l’uomo e altri mammiferi.

La Febbre del Nilo si manifesta nella maggior parte dei casi in modo asintomatico. Solo il 20-30% delle persone infette sviluppa sintomi lievi come febbre, nausea, mal di testa e dolori muscolari. Nei casi più gravi, che si presentano in meno dell’1% dei contagiati, il virus può causare complicazioni neurologiche come encefaliti o meningiti. I soggetti più a rischio sono gli anziani, le persone immunocompromesse e chi presenta patologie pregresse.

Non esistono ancora vaccini approvati per la Febbre del Nilo, né terapie specifiche. La cura è di tipo sintomatico, cioè mirata ad alleviare i disturbi. Per questo motivo la prevenzione è l’arma principale contro il virus. Le autorità sanitarie raccomandano l’uso di repellenti, zanzariere, abbigliamento adeguato e la rimozione di ristagni d’acqua che favoriscono la riproduzione delle zanzare.

Casi in Italia: sette morti e focolai in crescita

Nel 2025, la diffusione della Febbre del Nilo in Italia ha preso un andamento preoccupante. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità aggiornati al 29 luglio, si contano già 32 casi accertati, di cui almeno 23 con forma neuroinvasiva. Il bilancio dei decessi è salito a sette, con le regioni Lazio e Campania tra le più colpite. I dati indicano che l’infezione si sta diffondendo soprattutto nelle aree costiere e pianeggianti, dove le zanzare trovano condizioni favorevoli per la proliferazione.

Nel Lazio si è registrato il primo decesso il 20 luglio a Fondi, in provincia di Latina. Pochi giorni dopo, altri due anziani sono morti a Roma e a Latina, entrambi con gravi patologie pregresse. Complessivamente, nel Lazio sono stati individuati 21 casi di Febbre del Nilo.

In Campania il virus ha colpito l’area tra Caserta e Napoli, causando tre decessi. Le vittime sono un 80enne di Maddaloni, un 74enne deceduto in un ospedale partenopeo e un uomo di 68 anni morto ad Aversa. In Piemonte è stato segnalato un decesso già a fine giugno, mentre in Sardegna, precisamente a Oristano, è stato ricoverato in rianimazione un uomo di 72 anni, primo caso umano nell’isola per quest’anno.

Il numero effettivo dei casi in Italia potrebbe essere più alto, considerando che molte infezioni sono asintomatiche e non vengono diagnosticate. Le autorità sanitarie hanno attivato la sorveglianza epidemiologica attraverso il Piano nazionale di prevenzione delle arbovirosi, che prevede anche il controllo sui donatori di sangue nelle zone a rischio.

La risposta delle autorità sanitarie

Con l’aumento dei casi di Febbre del Nilo, il Ministero della Salute e le regioni coinvolte stanno rafforzando le misure di prevenzione. I Comuni più colpiti, come Fondi, Latina, Caserta, Anzio e Nettuno, hanno avviato campagne straordinarie di disinfestazione, con interventi notturni nelle aree urbane e nelle zone verdi. Le ASL locali stanno diffondendo materiale informativo per sensibilizzare i cittadini sui comportamenti da adottare per ridurre il rischio.

«La diffusione del West Nile virus non deve sorprendere, è un fenomeno stagionale che tende ad aumentare con le alte temperature», ha dichiarato il virologo Fabrizio Pregliasco. «Tuttavia, i numeri di quest’anno impongono un’attenzione maggiore, soprattutto per le fasce di popolazione più vulnerabili». Anche l’Istituto Superiore di Sanità sottolinea che il cambiamento climatico sta favorendo l’espansione della zanzara comune, prolungandone l’attività fino all’autunno inoltrato.

Oltre agli interventi ambientali, sono stati intensificati i controlli veterinari su uccelli selvatici e cavalli, che possono essere colpiti dal virus prima dell’uomo. La sorveglianza integrata è coordinata a livello nazionale, in collaborazione con il Centro di Referenza Nazionale per le Arbovirosi dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo.

Un virus in espansione: il quadro europeo

La Febbre del Nilo non riguarda solo l’Italia. In Europa, il West Nile virus è ormai considerato endemico in diverse aree del Mediterraneo. Nel 2024, l’Italia ha registrato 455 casi umani autoctoni e 21 decessi, secondo i dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC). Nello stesso anno, Grecia, Romania e Serbia hanno segnalato centinaia di casi.

Il riscaldamento globale e le mutazioni dei cicli stagionali stanno modificando i pattern di distribuzione delle zanzare. Estati sempre più calde e umide, seguite da periodi di siccità, creano le condizioni ideali per lo sviluppo del virus. La Febbre del Nilo è quindi una delle prime manifestazioni visibili delle conseguenze sanitarie del cambiamento climatico.

Gli esperti ritengono che il numero di casi in Italia aumenterà nei prossimi anni, anche in regioni storicamente meno esposte come il Nord-Est e le aree appenniniche. Per questo, il monitoraggio costante e la prevenzione restano le armi fondamentali per contenere la diffusione.

Scritto da: Matteo Respinti

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