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Chip Nvidia sotto attacco: la mossa shock di Trump scatena la rivolta dell’azienda

today7 Agosto 2025

Sfondo

Donald Trump vuole che i chip Nvidia siano tracciabili e disattivabili da remoto per garantire la sicurezza nazionale americana. L’obiettivo: impedire che tecnologie strategiche finiscano in mano a potenze ostili come la Cina. Ma l’azienda numero uno al mondo per i microprocessori destinati all’intelligenza artificiale si ribella: “Sarebbe come dare un’arma agli hacker”. Lo scontro è aperto e riguarda il futuro della tecnologia globale. In mezzo, il Congresso americano e il neonato Chip Security Act.

Trump contro Nvidia: il piano per controllare i chip

La crociata di Donald Trump contro i chip Nvidia si inserisce in una strategia di contenimento dell’espansione cinese nel campo dell’intelligenza artificiale. L’ex presidente, oggi di nuovo alla Casa Bianca, ha chiesto che i produttori americani, a partire da Nvidia, includano nei chip due funzionalità: la tracciabilità geografica e il kill switch, cioè la possibilità di spegnere i chip da remoto.

Il motivo è semplice: i chip Nvidia sono i più potenti al mondo e fondamentali per l’addestramento dei modelli di IA. Anche se formalmente venduti solo a Paesi amici, in molti casi arrivano clandestinamente in nazioni rivali come la Cina. Secondo il Financial Times, in soli tre mesi sarebbero stati esportati verso la Cina chip avanzatissimi per un valore di oltre un miliardo di dollari, eludendo le sanzioni con triangolazioni commerciali oscure.

Trump, supportato da ampie fasce del Congresso, propone di porre rimedio con una legge. È il Chip Security Act, depositato a maggio 2025, che chiede meccanismi di controllo per garantire la “sovranità tecnologica americana”. Sebbene al momento si tratti di una Raccomandazione non vincolante, l’aria a Washington è quella delle grandi manovre bipartisan. Il deputato democratico Bill Foster e il senatore repubblicano Tom Cotton hanno già annunciato il sostegno alla proposta.

La risposta di Nvidia: “Nessuna backdoor, nessun kill switch”

Ma Nvidia non ci sta. In una nota ufficiale pubblicata sul blog aziendale, l’azienda da 4,34 trilioni di dollari di capitalizzazione ha respinto in blocco l’idea di inserire backdoor nei chip. “Nessuna persona – scrive Nvidia – comprerebbe un’auto se il concessionario potesse tirare il freno a mano da remoto mentre sei in autostrada”.

Tradotto: nessun cliente affiderebbe il controllo di un chip utilizzato in infrastrutture critiche, come auto autonome, radar aeroportuali, server sanitari, a un potere esterno che può localizzarlo o disattivarlo. Per Nvidia, i chip con backdoor rappresentano un pericolo enorme per la sicurezza globale. “È come gettare una carcassa di toro in una piscina piena di squali”, ha detto il Chief Security Officer David Reber Jr., alludendo alla possibilità che gli hacker violino i sistemi e causino incidenti catastrofici.

La posizione è netta: «No Backdoors. No Kill Switches. No Spyware». E l’azienda rievoca con preoccupazione il precedente del Clipper Chip, il sistema crittografico voluto dal governo USA negli anni ’90 che prevedeva accessi riservati per le autorità e fu abbandonato per le troppe vulnerabilità.

Il ruolo della Cina: sospetti reciproci e pressioni incrociate

Se da un lato gli Stati Uniti chiedono chip più controllabili, dall’altro lato la Cina sospetta l’esistenza di meccanismi nascosti nei prodotti Nvidia. Il 31 luglio 2025, la Cyberspace Administration of China ha convocato i rappresentanti dell’azienda a Pechino per esaminare i presunti “rischi di sicurezza” legati alle GPU H20, meno avanzate ma ancora commercializzabili in Cina.

Il timore del governo cinese è che i chip siano già dotati di funzioni di tracciamento o spegnimento remoto. Nvidia ha smentito, ma la diffidenza resta. Anche perché, nonostante i divieti imposti dagli Stati Uniti, in Cina sono già arrivati i chip B200, i più avanzati della gamma, dotati di 208 miliardi di transistor, attraverso canali illegali.

Nel frattempo, negli Stati Uniti si discute se rendere obbligatori sistemi di verifica della posizione, sia hardware che software, come nuova misura di sicurezza nazionale. Il confronto si sposta così su un terreno geopolitico e strategico, in cui le aziende diventano oggetto di una vera e propria contesa tra potenze.

Il Chip Security Act e il futuro della sovranità digitale

Il Chip Security Act è oggi la piattaforma normativa su cui si gioca questa battaglia. La legge, ancora in fase di discussione, prevede:

  • il monitoraggio delle destinazioni finali dei chip;

  • l’obbligo per i produttori di segnalare deviazioni sospette;

  • la possibilità, in casi estremi, di attivare blocchi remoti.

Nonostante la portata ancora teorica, il disegno di legge ha già raccolto sostegni bipartisan. Per il Congresso americano, l’intelligenza artificiale è la nuova frontiera della sicurezza nazionale, e i chip ne sono il cuore pulsante. In questo contesto, la posizione di Nvidia, seppur comprensibile sul piano tecnico e commerciale, rischia di apparire isolata.

Lo scenario che si profila è quello di un’industria tecnologica costretta a scegliere tra autonomia e obbedienza alle direttive di governo. Ma inserire nei chip meccanismi di controllo significa anche introdurre vulnerabilità strutturali, che potrebbero essere sfruttate da attori malevoli.

Il confronto è ancora aperto. E mentre Trump spinge per più potere di sorveglianza, Nvidia difende la libertà tecnologica. Sullo sfondo, la corsa globale all’intelligenza artificiale continua, e il chip Nvidia resta il simbolo di una guerra fredda digitale sempre più accesa.

Scritto da: Matteo Respinti

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