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Congedo di paternità per madre intenzionale: svolta storica dalla Consulta

today21 Luglio 2025

Sfondo

La Corte costituzionale ha stabilito che anche la madre intenzionale, nelle coppie formate da due donne, ha diritto al congedo di paternità obbligatorio. La decisione è arrivata con la sentenza n. 115 del 2025, che ha dichiarato incostituzionale la norma del 2001 che escludeva questa possibilità. Il congedo di paternità per madre intenzionale è quindi equiparato a quello già previsto per i padri nelle coppie eterosessuali.

La sentenza della Corte costituzionale

La questione è stata sollevata dalla Corte d’appello di Brescia, nell’ambito di una controversia tra una madre intenzionale e l’Inps. La donna aveva richiesto i 10 giorni di congedo obbligatorio retribuito, come previsto per i padri, ma l’ente aveva rigettato la domanda. Il sistema informatico non consentiva di indicare due madri come genitori, nonostante entrambe fossero registrate nei documenti anagrafici del comune.

Il giudice bresciano ha quindi rimesso gli atti alla Corte costituzionale, ipotizzando una violazione degli articoli 3 e 117 della Costituzione. Il primo sancisce il principio di uguaglianza; il secondo impone il rispetto degli obblighi derivanti dall’ordinamento europeo, inclusa la direttiva 2019/1158 sulla parità di trattamento in materia di congedi parentali.

La Consulta ha accolto i rilievi e ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 27-bis del decreto legislativo n. 151 del 2001 nella parte in cui esclude il congedo di paternità per madre intenzionale in presenza di registrazione anagrafica come genitore.

La figura della madre intenzionale nel contesto giuridico

Il termine madre intenzionale si riferisce alla donna che, pur non essendo la madre biologica, ha condiviso con la partner un progetto genitoriale e partecipa attivamente alla cura del figlio. Nelle coppie di donne, questa figura ha un ruolo equiparabile a quello del padre biologico nelle coppie eterosessuali.

Nel caso esaminato dalla Consulta, entrambe le donne risultavano registrate come genitori sin dalla nascita del bambino. Tuttavia, fino alla sentenza del 2025, solo la madre biologica aveva diritto al congedo di maternità, mentre alla madre intenzionale non veniva riconosciuto alcun periodo retribuito per assistere il neonato nei primi giorni di vita.

Secondo la Corte, la normativa allora vigente creava una disparità non giustificata tra situazioni giuridicamente equivalenti, con effetti concreti sulla fruizione di un diritto previsto per tutti i genitori lavoratori.

Le motivazioni della Consulta e il riferimento alla normativa europea

Nel dispositivo della sentenza, la Corte costituzionale ha definito «manifestamente irragionevole» la distinzione tra padri nelle coppie eterosessuali e madri intenzionali nelle coppie di donne, laddove entrambe le figure svolgono un ruolo di genitore accanto al neonato.

La pronuncia richiama espressamente la direttiva Ue 2019/1158, che mira a garantire l’equilibrio tra lavoro e vita privata, prevedendo diritti simmetrici per entrambi i genitori. In tale contesto, il congedo di paternità per madre intenzionale rientra nei meccanismi di tutela che gli Stati membri devono garantire senza discriminazioni legate al genere o alla composizione della famiglia.

La Consulta ha sottolineato che l’accesso al congedo non può essere condizionato alla modalità di nascita del figlio o al sesso del genitore, ma solo alla presenza di un riconoscimento giuridico come genitore e all’effettiva assunzione di responsabilità nella crescita del minore.

L’origine del caso e le conseguenze operative

La vicenda è partita da un’azione legale promossa da Rete Lenford, associazione che si occupa della tutela dei diritti delle persone Lgbt+. L’ente aveva impugnato il rigetto dell’Inps, evidenziando che il sistema informatico dell’istituto non consentiva l’inserimento di due codici fiscali femminili in qualità di genitori.

In primo grado, il tribunale aveva dato ragione alla ricorrente. L’Inps aveva presentato appello e la Corte d’appello di Brescia aveva rimesso la questione alla Corte costituzionale. La sentenza è stata depositata il 18 luglio 2025.

La decisione avrà effetti diretti sui casi analoghi. L’Inps sarà chiamato ad adeguare le procedure informatiche per permettere la presentazione delle richieste di congedo di paternità per madre intenzionale. Le domande potranno essere inoltrate da tutte le madri intenzionali registrate come genitori nei registri anagrafici, a prescindere dalla loro partecipazione biologica alla nascita del figlio.

Anche in assenza di una modifica formale al decreto legislativo n. 151/2001, la sentenza avrà forza normativa per tutti i procedimenti in corso e per i casi futuri. Resta facoltà del Parlamento intervenire con un aggiornamento normativo, eventualmente recependo anche altre sentenze in materia di genitorialità.

La pronuncia potrebbe inoltre avere ricadute su altri strumenti di sostegno alla genitorialità, come il congedo parentale facoltativo o i permessi per malattia del figlio, qualora venga dimostrata l’esistenza di un rapporto giuridico e affettivo tra il minore e la madre intenzionale.

Scritto da: Matteo Respinti

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