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today14 Ottobre, 2025
Il Tribunale di Asti ha riconosciuto un indennizzo mensile di circa 3 mila euro a una donna di 52 anni che avrebbe subito gravi danni neurologici dopo il vaccino anti Covid Comirnaty, prodotto da Pfizer-BioNTech. Si tratta di una delle prime sentenze italiane che riconosce un nesso diretto tra la vaccinazione e una patologia neurologica grave, nel caso specifico una mielite infiammatoria trasversa.
Il giudice ha stabilito che il Ministero della Salute e l’Aifa dovranno procedere al pagamento bimestrale dell’indennità, come previsto dalla legge 210 del 1992. La decisione, depositata il 26 settembre 2025, è frutto di una lunga battaglia giudiziaria iniziata oltre due anni fa, dopo il rigetto iniziale della domanda di indennizzo in sede amministrativa.
La donna, residente ad Asti e titolare di una tabaccheria, aveva ricevuto due dosi del vaccino Comirnaty nel 2021. Dopo alcuni mesi sono comparsi i primi disturbi motori, fino a una perdita quasi totale della capacità di camminare. Il 10 febbraio 2022 è stata ricoverata all’ospedale di Orbassano, in provincia di Torino, dove i medici hanno diagnosticato una sospetta mielite infiammatoria trasversa.
Nel referto di dimissione, datato 17 febbraio, i sanitari specificavano che «non è escludibile un ruolo scatenante del vaccino». Questa valutazione è stata centrale nella successiva causa civile, in cui la paziente, assistita da un collegio di avvocati, ha chiesto il riconoscimento dell’indennizzo previsto dalla legge 210/1992.
Due consulenti tecnici nominati dal Tribunale, Agostino Maiello e Stefano Zacà, hanno concluso che esisteva un nesso causale molto forte tra la vaccinazione e la patologia. Hanno anche sottolineato la brevità dell’intervallo tra la somministrazione e la comparsa dei sintomi, elemento considerato rilevante dal giudice per accertare la correlazione.
Il Tribunale ha quindi accolto la domanda della donna, condannando il Ministero e l’Aifa a versare un indennizzo permanente, calcolato in circa 3 mila euro mensili.
La legge 25 febbraio 1992 n. 210 prevede un indennizzo per chi subisca danni irreversibili da vaccinazioni obbligatorie. Tuttavia, la giurisprudenza recente e diverse pronunce della Corte Costituzionale hanno esteso il diritto anche ai vaccini raccomandati, come quelli anti Covid, poiché somministrati nell’interesse collettivo.
Nel 2023 la Corte ha stabilito che l’indennizzo deve spettare a chiunque riporti una lesione grave in seguito a una vaccinazione effettuata nell’ambito di una campagna pubblica, anche se non formalmente obbligatoria. Tale principio si fonda sull’articolo 32 della Costituzione, che tutela la salute come diritto individuale e interesse della collettività.
L’indennizzo previsto dalla legge non è un risarcimento civile: non presuppone la colpa di un soggetto ma rappresenta un sostegno economico per chi subisce un danno permanente dopo una vaccinazione promossa dallo Stato. È un assegno vitalizio rivalutabile nel tempo, a carico del Ministero della Salute.
Il valore economico dell’indennità varia in base al grado di invalidità riconosciuto. Nei casi più gravi può superare i 2 o 3 mila euro al mese, come nel caso della donna di Asti, ritenuto uno dei più severi sinora esaminati dai giudici.
Nella motivazione il Tribunale di Asti ha evidenziato che, pur non trattandosi di un vaccino imposto per legge, la campagna anti Covid è stata fortemente raccomandata dallo Stato e accompagnata da incentivi e restrizioni, equivalenti a un obbligo di fatto. Per questo motivo, secondo il giudice, la tutela prevista dalla legge 210 del 1992 è pienamente applicabile.
La sentenza richiama anche i dati Aifa disponibili fino al 2022, secondo cui sono stati registrati circa 593 casi di mielite trasversa dopo la vaccinazione anti Covid, di cui 280 associati ai vaccini a mRNA. Tali numeri, pur bassi rispetto al totale delle dosi somministrate, sono stati considerati un ulteriore elemento di coerenza scientifica.
Gli avvocati della donna hanno espresso soddisfazione, sottolineando che la decisione «riconosce il diritto alla tutela di chi ha avuto fiducia nella scienza e nello Stato». Dal Ministero della Salute non è ancora arrivata una replica ufficiale, ma secondo fonti legali l’Amministrazione potrebbe valutare un ricorso in appello, sia per contestare il nesso causale sia per chiarire i limiti dell’applicazione della legge 210 alle vaccinazioni non obbligatorie.
Il provvedimento del Tribunale di Asti potrebbe quindi aprire la strada a nuovi ricorsi giudiziari da parte di cittadini che ritengono di aver subito complicanze gravi dopo la vaccinazione anti Covid.
La mielite infiammatoria trasversa è una malattia rara che colpisce il midollo spinale e può compromettere la comunicazione tra cervello e sistema nervoso periferico. È una condizione immuno-mediata, cioè provocata da un’anomala risposta del sistema immunitario che attacca la mielina, il rivestimento delle fibre nervose.
I sintomi includono debolezza muscolare, dolore dorsale, perdita di sensibilità e difficoltà nel controllo di vescica e intestino. Le cause possono essere diverse: infezioni, malattie autoimmuni, reazioni infiammatorie o, in rarissimi casi, un effetto avverso post-vaccinazione.
Una revisione scientifica pubblicata nel 2022 ha segnalato poco meno di 600 episodi di mielite trasversa nel mondo associati temporalmente ai vaccini anti Covid. La maggior parte dei casi si è risolta con terapie specifiche, ma in una quota ridotta i danni neurologici sono permanenti. È il caso della donna di Asti, che oggi, secondo i legali, vive con un’invalidità importante e difficoltà motorie croniche.
Scritto da: Matteo Respinti
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