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Maximulta alla Rai per l’audio su Sangiuliano: scontro tra Ranucci e Garante della Privacy

today24 Ottobre, 2025

Sfondo

La maximulta da 150 mila euro inflitta dal Garante alla Rai per la trasmissione di un audio privato su Gennaro Sangiuliano ha scatenato uno scontro politico e mediatico. Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, accusa l’Autorità di agire per conto del governo. Il Garante respinge le accuse e rivendica «assoluta indipendenza».

La sanzione del Garante e il caso dell’audio su Sangiuliano

La maximulta alla Rai è stata decisa ieri dal Garante per la protezione dei dati personali, guidato da Pasquale Stanzione, per la violazione della privacy legata alla trasmissione Report dell’8 dicembre 2024. Durante quella puntata, venne mandato in onda un audio in cui l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano confessava alla moglie un tradimento con Maria Rosa Boccia, imprenditrice di Pompei.

Il contenuto della registrazione, di natura strettamente privata, riguardava anche presunti legami tra il rapporto sentimentale e un incarico ministeriale che Boccia avrebbe preteso. Proprio questa diffusione pubblica ha portato il Garante a contestare a Viale Mazzini una «violazione grave e non giustificata dell’articolo 5 del Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali», comminando la maximulta.

Secondo il provvedimento ufficiale, la Rai «non avrebbe garantito il diritto alla riservatezza di soggetti non pubblici», trattando dati personali «non pertinenti all’interesse pubblico dell’inchiesta giornalistica».

La difesa di Ranucci e il contesto del caso

All’epoca della messa in onda, Sigfrido Ranucci aveva difeso la scelta editoriale spiegando che l’audio «non aveva nulla di privato» e che ne aveva discusso direttamente con Sangiuliano, con cui lo legava «un rapporto di amicizia». Il giornalista aveva aggiunto che l’ex ministro «non aveva mai posto il problema» della pubblicazione.

Tuttavia, dopo la trasmissione, Sangiuliano e la moglie presentarono due esposti alla magistratura, chiedendo di individuare chi avesse «carpito e consegnato illegalmente le registrazioni». I sospetti ricaddero proprio su Maria Rosa Boccia, che avrebbe fornito l’audio, causa della maximulta, a Report dopo la rottura con il ministro.

A seguito di quegli esposti, il Garante aprì un’istruttoria, ora conclusa con la maximulta da 150 mila euro. L’Autorità ha sottolineato che la diffusione della conversazione «non era giustificata da finalità di pubblico interesse né proporzionata all’obiettivo informativo dichiarato».

L’attacco di Ranucci: “Il Garante è un’emanazione del governo”

La tensione è esplosa prima ancora che la maximulta fosse ufficializzata. Durante una conferenza stampa al Parlamento europeo organizzata dal deputato Sandro Ruotolo (PD), Ranucci ha accusato il Garante di subire pressioni politiche.

«In questi giorni raccolgo solidarietà bipartisan per l’attentato subito, ma si sta rivelando ipocrita: da una parte solidarietà, dall’altra qualcuno sta armando il Garante della privacy per punire Report e dare un segnale alle altre trasmissioni», ha dichiarato Ranucci. E ancora: «Il Garante della privacy è un’emanazione del governo. Mi assumo la responsabilità di quello che sto dicendo».

Parole pesanti, che hanno innescato una reazione immediata da parte dei deputati del Partito Democratico nella Commissione di Vigilanza Rai, i quali hanno denunciato «un attacco politico mascherato da provvedimento amministrativo». Secondo loro, il Garante si sarebbe mosso «su input politico per colpire in modo esemplare Report», invitando la Rai a «difendere un programma simbolo del servizio pubblico libero e indipendente».

La replica del Garante e la posizione della Rai

La risposta dell’Autorità non si è fatta attendere. In una nota ufficiale, il Garante ha definito «gravissime» le accuse di Ranucci e ha ribadito che «il proprio operato è improntato a totale indipendenza, trasparenza e legalità». Il collegio guidato da Stanzione ha inoltre annunciato di riservarsi «ogni iniziativa a tutela dell’integrità dell’Autorità e del suo personale».

Subito dopo la dichiarazione, è arrivata la comunicazione della maximulta alla Rai, che dovrà ora decidere se ricorrere al Tribunale amministrativo regionale (TAR) o accettare il provvedimento.

Da parte sua, Ranucci non ha fatto marcia indietro: «Confermo quello che ho detto in Commissione europea: se il Garante è davvero indipendente, accetti la richiesta d’intervista che Report ha presentato da settimane sulle criticità nella gestione dell’ufficio».

Al momento, la Rai non ha commentato ufficialmente, ma fonti interne riferiscono che l’azienda sta valutando le vie legali per impugnare la decisione. Il caso, intanto, continua a sollevare un dibattito sul rapporto tra libertà di stampa e tutela della privacy.

Un nuovo terreno di scontro tra informazione e istituzioni

La maximulta alla Rai rappresenta l’ennesimo terreno di tensione tra organi di garanzia e giornalismo d’inchiesta. La vicenda, nata da un episodio personale, è diventata una questione pubblica di rilevanza politica, soprattutto per le accuse di condizionamento mosse contro un’autorità indipendente.

Il caso mette in luce i confini sempre più labili tra diritto all’informazione e diritto alla riservatezza. In un contesto in cui le trasmissioni investigative giocano un ruolo cruciale nel controllo del potere, la sanzione al servizio pubblico rischia di creare un precedente rilevante.

Mentre il dibattito continua, resta aperta la domanda: fino a che punto la libertà di cronaca può spingersi nel raccontare la vita privata di chi ricopre cariche pubbliche?

Scritto da: Matteo Respinti

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