Listeners:
Top listeners:
play_arrow
GR News
play_arrow
Giornale Radio
play_arrow
Radio Podcast
play_arrow
70-80.it
play_arrow
Radio Italia Network
today10 Novembre, 2025
Dopo venti giorni di detenzione nel penitenziario della Santé, Nicolas Sarkozy esce dal carcere. L’ex presidente francese, condannato a cinque anni di reclusione per finanziamenti illeciti dalla Libia, ha ottenuto la libertà vigilata. La decisione è stata presa dalla Corte d’Appello di Parigi, che ha accolto la richiesta presentata dai suoi avvocati. Per i giudici non sussiste alcun rischio che Nicolas Sarkozy possa manomettere le prove o influenzare testimoni.
L’ex capo dello Stato, 70 anni, lascia quindi la cella in cui si trovava dal 21 ottobre, ma dovrà rispettare regole stringenti: non potrà uscire dal territorio francese, dovrà sottoporsi a controlli periodici e non potrà avere contatti con persone coinvolte nel processo.
La vicenda giudiziaria che ha riportato Nicolas Sarkozy in carcere è legata al presunto finanziamento della campagna presidenziale del 2007 da parte del regime di Muammar Gheddafi. Secondo l’accusa, milioni di euro sarebbero stati versati dalla Libia per sostenere la candidatura di Sarkozy all’Eliseo, in violazione delle leggi francesi sul finanziamento politico.
Il tribunale penale di Parigi aveva condannato l’ex presidente Nicolas Sarkozy a cinque anni di reclusione, di cui due con sospensione della pena, per associazione a delinquere e finanziamento illecito di campagna elettorale. Era stato invece assolto da altri capi d’accusa, tra cui appropriazione indebita e corruzione passiva, ritenendo non provato un suo coinvolgimento diretto nelle operazioni di trasferimento di denaro.
La condanna in primo grado aveva però immediatamente sollevato questioni di diritto: in Francia, infatti, la legge prevede che una sentenza diventi esecutiva solo dopo la conferma in appello. Presentando ricorso, la difesa di Nicolas Sarkozy aveva chiesto che venisse sospesa la custodia cautelare.
La Corte d’Appello di Parigi ha quindi valutato il caso e stabilito che la richiesta era “ammissibile”, motivando la decisione con l’assenza di rischi concreti di fuga o di manomissione delle prove. «La custodia cautelare in carcere non è più giustificata», si legge nel dispositivo della sentenza.
Da oggi Nicolas Sarkozy è in libertà vigilata, ma dovrà rispettare un severo regime di sorveglianza giudiziaria. Non potrà lasciare la Francia, dovrà comunicare ogni spostamento alle autorità competenti e, soprattutto, gli sarà vietato incontrare o contattare il ministro della Giustizia Gérald Darmanin, che gli aveva fatto visita in carcere il 29 ottobre, suscitando un’ondata di polemiche politiche.
Durante l’udienza di ieri, alla quale erano presenti la moglie Carla Bruni e il figlio, la difesa ha insistito sulla necessità di garantire un equilibrio tra il rispetto della legge e i diritti dell’imputato. «Il presidente Nicolas Sarkozy ha dimostrato di voler affrontare il processo con responsabilità», ha dichiarato l’avvocato Christophe Ingrain, sottolineando che l’ex capo dello Stato non ha mai tentato di sottrarsi alla giustizia francese.
Con la libertà vigilata, Nicolas Sarkozy potrà tornare nella sua abitazione di Parigi, ma continuerà a essere sottoposto a un rigido controllo da parte delle autorità. Dovrà anche astenersi da dichiarazioni pubbliche che possano influenzare il giudizio dei magistrati in vista del processo d’appello.
Nel corso dell’udienza, Nicolas Sarkozy, collegato in videoconferenza, ha parlato per la prima volta del periodo trascorso in carcere. «È stata un’esperienza molto dura, un incubo», ha raccontato. «Non avrei mai immaginato di arrivare a 70 anni e di entrare in prigione. È stato un calvario imposto, ma ho cercato di affrontarlo con dignità».
Sarkozy ha ribadito la propria innocenza, definendo «folli» le accuse di aver chiesto fondi al leader libico. «Non ho mai avuto l’idea o la folle intenzione di chiedere soldi al signor Gheddafi. Non confesserò mai qualcosa che non ho fatto», ha detto con voce ferma.
Ha anche voluto esprimere gratitudine al personale del penitenziario parigino: «Voglio rendere omaggio al personale della prigione di La Santé, che ha dimostrato un’umanità eccezionale e ha reso sopportabile questo incubo».
Al termine del suo intervento, Sarkozy ha assunto un tono quasi patriottico: «Sono consapevole della gravità delle accuse a mio carico, ma tre settimane di detenzione non cambieranno la mia determinazione. Amo la Francia, amo la mia famiglia, e rispetterò tutti gli obblighi che mi sono stati imposti. Lotterò perché emerga la verità».
Il caso Sarkozy-Gheddafi resta uno dei più delicati nella storia politica recente della Francia. Le indagini, avviate nel 2013, si sono sviluppate nel corso di oltre dieci anni e hanno coinvolto diversi ex ministri e funzionari francesi.
Secondo la procura, durante la campagna elettorale del 2007 sarebbero stati trasferiti oltre 50 milioni di euro dalla Libia alla Francia, destinati a sostenere la corsa di Nicolas Sarkozy all’Eliseo. Le accuse si basano su testimonianze di ex membri del regime libico e su documenti recuperati dopo la caduta di Gheddafi nel 2011.
Sarkozy ha sempre respinto ogni addebito, definendo il processo un «accanimento politico» orchestrato dai suoi avversari. «Non ho mai tradito la Francia, né la mia funzione», aveva dichiarato al momento dell’arresto.
Il suo caso si aggiunge ad altre vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’ex presidente, tra cui la condanna nel 2021 per corruzione e traffico d’influenze nel cosiddetto “affaire des écoutes”. Tuttavia, il processo per i fondi libici è considerato il più grave, poiché riguarda i rapporti internazionali e la sicurezza nazionale.
Dopo la decisione della Corte d’Appello di Parigi, l’attenzione si sposta sul processo d’appello, che dovrebbe tenersi nei prossimi mesi. La difesa di Sarkozy punta a ottenere l’assoluzione piena, sostenendo che le prove raccolte sono fragili e basate su fonti non verificabili.
Gli avvocati dell’ex presidente intendono anche presentare nuove testimonianze a discarico e documenti diplomatici che, a loro dire, dimostrerebbero l’assenza di qualsiasi flusso finanziario illecito.
La libertà vigilata non cancella dunque la condanna, ma offre a Sarkozy la possibilità di difendersi da uomo libero. Resta comunque sotto osservazione da parte della magistratura, che potrà revocare la misura in caso di violazioni.
Politicamente, la sua uscita dal carcere ha riacceso il dibattito in Francia sul rapporto tra giustizia e potere. Molti esponenti della destra lo considerano vittima di un «processo mediatico», mentre altri, anche nel suo partito, ritengono che la sua figura rappresenti ormai un passato ingombrante.
L’ex presidente, tuttavia, sembra determinato a tornare in prima linea almeno sul piano simbolico. «Non cerco vendetta», ha detto ai giudici, «ma solo giustizia».
Scritto da: Matteo Respinti
Testata Giornalistica “GR News” registrata presso il Tribunale di Milano - Registro Stampa N° 194/2022 | GR News - Iscrizione al R.O.C. Registro Operatori della Comunicazione – Reg. n° 33572 - Copyright ©2025 Nextcom Srl – Società editoriale - P. IVA 06026720968 - TEL 02 35971400 – WHATSAPP 349 182 75 01
Commenti post (0)