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Patto di stabilità e riarmo: «Italia fuori dalla procedura deficit», svolta epocale

today10 Luglio 2025

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Il commissario europeo Valdis Dombrovskis apre a una possibile eccezione alle regole del Patto di stabilità: Roma potrebbe aumentare le spese per la difesa anche in presenza di una procedura per deficit eccessivo

Difesa e bilancio, si apre uno spiraglio nel patto di stabilità

L’Italia potrebbe ottenere maggiore libertà di bilancio per finanziare le spese per la difesa. È quanto emerge dalle dichiarazioni del commissario europeo all’Economia Valdis Dombrovskis, che nelle scorse ore ha confermato l’esistenza di «un dialogo costante e costruttivo» con le autorità italiane sul tema. Intervistato da Sky Tg24, Dombrovskis ha reso noto di aver discusso la questione direttamente con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a Roma.

Al centro del confronto c’è una clausola delle nuove regole europee di bilancio, approvate nel 2024, che consente agli Stati membri di incrementare le spese per la difesa anche qualora siano soggetti a una procedura per deficit eccessivo. Un’ipotesi che interessa da vicino l’Italia, attualmente sotto osservazione da parte di Bruxelles per il superamento dei parametri di finanza pubblica previsti dal patto di stabilità.

Secondo Dombrovskis, se Roma decidesse di invocare la clausola, la Commissione potrebbe «aggiustare gli obiettivi di deficit» senza ostacolare l’aumento delle spese per la difesa. Si tratterebbe di una novità rilevante per la strategia economica del governo, in un contesto segnato da richieste internazionali sempre più pressanti in materia di sicurezza.

Spese per la difesa fuori dal patto di stabilità?

Il tema delle spese per la difesa è tornato centrale nel dibattito europeo a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e dell’accresciuta attenzione alla sicurezza interna dell’Ue. Le nuove regole di governance economica approvate nel 2024, che hanno sostituito il vecchio patto di stabilità e crescita, contengono una clausola specifica per consentire investimenti militari anche a chi sfora i limiti di deficit pubblico.

Per l’Italia, che nel 2025 ha chiuso con un disavanzo pari al 4,4% del Pil, la possibilità di ottenere una deroga rappresenta una potenziale svolta. «Se l’Italia si trova in questa situazione – ha chiarito Dombrovskis – andremo ad aggiustare gli obiettivi di deficit e non si ostacolerà l’incremento di spesa per la difesa».

Le spese per la difesa, che attualmente rappresentano circa l’1,5% del Pil italiano, potrebbero così essere potenziate senza aggravare la posizione di bilancio del Paese agli occhi dell’Unione europea. Una scelta che si inserisce nella cornice delle richieste NATO, che spingono tutti gli Stati membri a portare il budget per la difesa almeno al 2% del prodotto interno lordo, compatibilmente con i vincoli del patto di stabilità.

Flessibilità europea e conti pubblici: una nuova lettura del patto di stabilità

La questione delle spese per la difesa si intreccia con il più ampio dossier del deficit pubblico. L’Italia è attualmente tra i 12 Paesi sotto procedura Ue per disavanzo eccessivo, secondo quanto stabilito dalla Commissione europea nel mese di giugno. La possibilità di usare margini di flessibilità europea per finanziare investimenti specifici, come quelli militari, rappresenta quindi un nodo politico e tecnico cruciale per il governo Meloni.

«Stiamo discutendo anche un’altra opzione – ha aggiunto Dombrovskis – cioè di uscire dalla procedura per deficit eccessivo e vedere come far funzionare questa clausola per l’Italia». Secondo fonti di Bruxelles, l’eventuale utilizzo della clausola dovrà comunque essere accompagnato da un piano credibile di riduzione graduale del debito, in linea con quanto richiesto dal patto di stabilità.

Nel documento di programmazione economica e finanziaria, il governo ha indicato l’obiettivo di portare il deficit sotto il 3% entro il 2027, ma l’inclusione di nuove spese per la difesa potrebbe richiedere una revisione di quei target. Di qui l’importanza dell’apertura europea, che riconosce la natura strategica di questi investimenti anche all’interno del rinnovato patto di stabilità.

Verso un patto di stabilità riformato per la sicurezza

Le spese per la difesa rappresentano oggi uno dei pochi ambiti in cui le istituzioni europee mostrano una disponibilità concreta alla flessibilità. Dopo anni di rigore nei conti pubblici, l’equilibrio tra sicurezza e stabilità finanziaria sembra spostarsi a favore della prima.

L’Italia, che ha già aumentato il budget militare negli ultimi due anni, punta ora a strutturare ulteriormente questo incremento. La richiesta a Bruxelles è chiara: rendere le spese per la difesa compatibili con i vincoli del nuovo assetto economico europeo, senza compromettere il rispetto del patto di stabilità.

Un messaggio che trova ascolto non solo nei palazzi Ue, ma anche tra i partner europei più esposti alla minaccia russa. La Germania, ad esempio, ha già varato un fondo straordinario da 100 miliardi per le forze armate, classificandolo come spesa eccezionale al di fuori del patto di stabilità. Se l’Italia ottenesse una simile deroga, si aprirebbe la strada a una nuova fase politica, in cui le spese per la difesa diventano parte integrante della strategia europea e trovano spazio dentro un patto di stabilità sempre più orientato alla sicurezza.

Scritto da: Matteo Respinti

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