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today8 Agosto 2025
Il piano di Netanyahu per occupare Gaza ha ricevuto il via libera dal gabinetto di sicurezza israeliano, nonostante le proteste dei familiari degli ostaggi e le perplessità del capo di stato maggiore dell’Idf, Eyal Zamir. L’operazione mira alla presa di Gaza City, nel nord della Striscia, e prevede l’evacuazione palestinesi su larga scala. L’ONU e diversi governi internazionali hanno lanciato l’allarme, temendo un’escalation militare e una crisi umanitaria senza precedenti.
Il piano di Netanyahu per occupare Gaza si fonda su cinque punti chiave approvati a maggioranza: disarmo di Hamas, liberazione di circa 50 ostaggi (di cui 20 ritenuti ancora vivi), smilitarizzazione della Striscia, controllo della sicurezza da parte di Israele e istituzione di un governo civile alternativo, che non sia né Hamas né l’Autorità Nazionale Palestinese.
Secondo quanto dichiarato dal premier, Israele non intende annettere in via permanente Gaza City, ma mantenere una “cintura di sicurezza” e affidare l’amministrazione a una terza parte non ancora identificata. L’obiettivo dichiarato è garantire la sicurezza nazionale senza un coinvolgimento diretto e duraturo nella gestione quotidiana del territorio.
La presa di Gaza City rappresenta un cambio di passo nella strategia militare, poiché finora le operazioni si erano concentrate soprattutto nelle aree circostanti, lasciando gran parte del centro urbano fuori dal controllo diretto dell’Idf.
Il piano di Netanyahu per occupare Gaza prevede l’evacuazione palestinesi di circa un milione di abitanti dalla zona urbana. I civili verrebbero trasferiti in campi profughi centrali e in “altre aree” non meglio specificate. La tempistica è serrata: l’operazione dovrebbe concludersi entro il 7 ottobre, in concomitanza con l’anniversario dell’attacco di Hamas del 2023.
Terminata l’evacuazione, inizierà un assedio contro i miliziani rimasti in città. Secondo fonti militari israeliane, gli aiuti umanitari saranno distribuiti solo all’esterno di Gaza City, per incentivare la popolazione a lasciare l’area. Le autorità israeliane sostengono che verrà garantita assistenza ai civili, ma le organizzazioni internazionali temono che la limitazione degli aiuti possa aggravare la già grave crisi umanitaria.
La durata stimata del piano è di circa cinque mesi, con un’operazione militare progressiva mirata a stabilire il pieno controllo del centro urbano.
Il piano di Netanyahu per occupare Gaza ha incontrato forte opposizione interna. I familiari degli ostaggi, che da mesi chiedono il loro rilascio, temono che un assalto diretto a Gaza City possa mettere a repentaglio la vita di chi è ancora prigioniero di Hamas.
Il capo dell’Idf, Eyal Zamir, ha espresso serie riserve, proponendo un’operazione alternativa meno invasiva. Zamir ha avvertito che la strategia del premier rischia di peggiorare la situazione umanitaria e di aumentare le perdite civili, oltre a complicare eventuali negoziati per la liberazione degli ostaggi. Tuttavia, le sue obiezioni non sono state accolte, e Netanyahu ha ribadito l’intenzione di procedere, arrivando a invitare Zamir a dimettersi se in disaccordo.
Anche tra alcuni analisti militari israeliani si teme che l’evacuazione palestinesi su larga scala possa alimentare tensioni a lungo termine e compromettere i rapporti con i partner internazionali.
Il piano di Netanyahu per occupare Gaza ha già suscitato reazioni critiche da parte di governi e organizzazioni internazionali. Il premier britannico Keir Starmer lo ha definito “sbagliato” e ha esortato Israele a riconsiderarlo. La Turchia ha accusato il governo israeliano di voler rendere Gaza City inabitabile e ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire.
L’ONU, attraverso l’Alto Commissario per i Diritti Umani Volker Türk, ha parlato di un’operazione “in contrasto con la sentenza della Corte internazionale di Giustizia”, che chiede la fine dell’occupazione israeliana e il rispetto del diritto dei palestinesi all’autodeterminazione. Türk ha avvertito che l’attuazione del piano porterebbe a “un esodo forzato di massa, ulteriori uccisioni e crimini atroci”.
Le Nazioni Unite chiedono quindi la sospensione immediata delle operazioni, il rilascio incondizionato degli ostaggi e la riapertura dei canali per il flusso completo degli aiuti umanitari a Gaza City.
Scritto da: Matteo Respinti
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