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Ricorso vitalizi degli ex deputati: in 1.400 sfidano la Camera per riavere i privilegi

today9 Luglio 2025

Sfondo

Il ricorso vitalizi degli ex deputati è tornato al centro della scena politica e giuridica. Circa 1.400 ex parlamentari, tra cui figure note della Prima Repubblica come Antonio Bassolino, Claudio Martelli e Ilona Staller, hanno impugnato la delibera del 2018, che ha introdotto il sistema contributivo al posto dei vitalizi tradizionali.

A guidare la difesa è l’avvocato Maurizio Paniz, secondo cui i ricorrenti sono titolari di un diritto pieno alla pensione, sulla base del principio costituzionale della legittima aspettativa. Il verdetto è atteso nei prossimi mesi e potrebbe incidere profondamente sul bilancio pubblico e sulle future scelte normative in materia previdenziale per gli ex rappresentanti.

La delibera del 2018 e la riforma del sistema

Il ricorso vitalizi degli ex deputati ha origine dalla delibera approvata nel luglio 2018 sotto la presidenza di Roberto Fico. Con quell’atto, l’Ufficio di Presidenza della Camera dispose il ricalcolo degli assegni vitalizi, già maturati secondo il metodo contributivo, ossia in proporzione ai contributi effettivamente versati durante il mandato parlamentare. Il nuovo criterio ha comportato tagli significativi per molti ex deputati, in particolare quelli con più legislature alle spalle o che avevano maturato il diritto con il vecchio sistema retributivo.

L’obiettivo dichiarato della riforma era allineare il trattamento degli ex parlamentari a quello dei normali cittadini. Tuttavia, il taglio è stato applicato anche retroattivamente a periodi per i quali era già stato acquisito il diritto alla prestazione, con effetti che in diversi casi hanno portato a riduzioni superiori al 60-70%. Alcuni ex deputati, in particolare i più anziani, hanno visto l’assegno dimezzarsi o quasi azzerarsi. Secondo i ricorrenti, questa retroattività costituirebbe una violazione della certezza del diritto e della tutela del trattamento previdenziale.

Il passaggio dal vitalizio tradizionale al sistema contributivo ha rappresentato una delle riforme più simboliche della stagione politica post-2011, alimentata dalla richiesta di tagliare i costi della politica. La decisione ha però innescato una lunga serie di ricorsi interni e battaglie giuridiche, molte delle quali sono ancora in corso.

Chi sono i ricorrenti e quali diritti rivendicano

Il ricorso vitalizi ex deputati è stato presentato da circa 1.400 ex membri della Camera. Si tratta in larga parte di politici in pensione che hanno ricoperto incarichi durante la Prima e la Seconda Repubblica. Tra loro figurano nomi noti come Mario Capanna, Margherita Boniver, Fabrizio Cicchitto, Rosa Russo Iervolino, Paolo Guzzanti e Tiziana Maiolo. Nella lista anche ex ministri e attuali amministratori locali, come il sindaco di Imperia, Claudio Scajola. Alcuni di loro hanno dichiarato pubblicamente che il taglio ha avuto un impatto economico notevole, soprattutto per chi vive con quell’unica fonte di “reddito”.

L’avvocato Maurizio Paniz, che difende gran parte dei ricorrenti, sostiene che la riforma del 2018 abbia violato il principio costituzionale della legittima aspettativa. Secondo questa tesi, chi aveva già maturato un diritto in base alle regole vigenti all’epoca non può vederselo modificato a posteriori. Il vitalizio non sarebbe un privilegio, ma una forma di trattamento economico differito, quindi assimilabile a una pensione. In questo senso, il ricorso vitalizi degli ex deputati mira a ottenere il riconoscimento del diritto a percepire l’assegno nella forma e nella misura originaria.

Nel 2022, un primo pronunciamento interno alla Camera aveva accolto ricorsi analoghi presentati dagli ex parlamentari più anziani, riconoscendo che il ricalcolo doveva valere solo per il futuro. I ricorrenti odierni, più giovani, si appellano allo stesso principio, sostenendo di essere stati discriminati rispetto ai colleghi che hanno già ottenuto il ripristino del vitalizio nella forma precedente.

Il ruolo del Collegio d’Appello e l’udienza di luglio

L’organo incaricato di valutare il ricorso vitalizi degli ex deputati è il Collegio d’Appello interno alla Camera dei Deputati. Composto da cinque membri, tutti avvocati e deputati in carica, il Collegio ha natura giurisdizionale e non politica. La presidenza è affidata a Ylenja Lucaselli, di Fratelli d’Italia. Ne fanno parte anche Ingrid Bisa (Lega), Pietro Pittalis (Forza Italia), Marco Lacarra (Partito Democratico) e Vittoria Baldino (Movimento 5 Stelle). La composizione mista dell’organismo ha l’obiettivo di garantire un esame imparziale, seppur interno al Parlamento.

L’udienza si è svolta nei primi giorni di luglio e ha visto la partecipazione di decine di legali. I toni sono stati accesi fin dall’inizio, soprattutto dopo che l’avvocato Paniz ha sollecitato il Collegio a comportarsi “come un vero tribunale” e non come una commissione politica. La replica della presidente Lucaselli non si è fatta attendere, ma i lavori sono proseguiti regolarmente fino alla riserva di decisione. La sentenza potrebbe arrivare entro poche settimane, ma non sono esclusi rinvii.

Il verdetto del Collegio d’Appello rappresenta un passaggio decisivo nella controversia. Se il ricorso vitalizi degli ex deputati dovesse essere accolto, la Camera sarebbe chiamata a ricalcolare nuovamente gli assegni in favore dei ricorrenti, uniformandoli a quanto già riconosciuto ai parlamentari più anziani. In caso contrario, i ricorrenti potrebbero rivolgersi alla Corte Costituzionale o, in ultima istanza, alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Conseguenze economiche e istituzionali del ricorso

Il ricorso vitalizi degli ex deputati ha implicazioni rilevanti anche sul piano economico. Secondo alcune stime, un eventuale accoglimento generalizzato delle istanze comporterebbe per la Camera dei Deputati un aumento della spesa di circa 4 miliardi di euro, da spalmare su più anni. Si tratterebbe di una cifra non marginale, che potrebbe pesare in modo significativo sul bilancio di Montecitorio e sull’intero comparto delle istituzioni parlamentari.

Ma l’impatto va oltre le questioni contabili. In gioco c’è anche il principio dell’autodichia, secondo cui le Camere decidono autonomamente sulle questioni che riguardano i propri membri e funzionari. Il ricorso vitalizi degli ex deputati riapre il dibattito su quanto questa autonomia sia compatibile con i principi di imparzialità e uguaglianza davanti alla legge. Un’eventuale pronuncia della Corte Costituzionale in senso opposto potrebbe ridisegnare i confini tra potere legislativo e giurisdizionale.

Infine, c’è la questione del precedente. Se il ricorso dovesse essere accolto, la decisione potrebbe aprire la strada ad altri ricorsi da parte di ex parlamentari non ancora coinvolti nella vertenza. La controversia ha già mostrato quanto sia complesso bilanciare la volontà di ridurre i costi della politica con il rispetto delle garanzie giuridiche acquisite. Il verdetto del Collegio d’Appello, qualunque esso sia, rappresenterà un punto di svolta.

Scritto da: Matteo Respinti

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