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today27 Ottobre, 2025
Aumento dell’occupazione in Italia e raggiungimento del record storico di lavoratori occupati, a fronte di un preoccupante andamento della cassa integrazione.
Negli ultimi tre anni, il numero complessivo dei lavoratori occupati presenti in Italia è aumentato di un milione di unità, raggiungendo, nello scorso mese di luglio, la confortante quota di 24,2 milioni, corrispondente addirittura al record storico.
Tuttavia, come rileva un’analisi dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, a questi dati positivi fa riscontro, purtroppo, un preoccupante andamento della cassa integrazione (Cig). Non a caso, il primo semestre del 2025, se messo a confronto con lo stesso periodo del 2024, segnala che il numero delle ore autorizzate è cresciuto di quasi il 22 per cento. Nei primi sei mesi del 2025 l’ammontare ha toccato, infatti, i 305,5 milioni di ore, che rappresentano 54,7 milioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Mettendo a fuoco le singole tipologie di intervento, gli analisti mestrini evidenziano come la Cig in deroga (Cigd), sebbene costituita da un monte ore molto contenuto, sia crollata del 70 per cento, la Cig ordinaria (Cigo) sia cresciuta del 7,3 per cento, mentre la Cig straordinaria (Cigs) abbia fatto registrare una impennata del 46,4 per cento. Un incremento, quest’ultimo, molto preoccupante e che denuncia, senza ombra di dubbio, le notevoli difficoltà che, in questo periodo, stanno vivendo alcuni settori della nostra economia: specialmente quelli espressione del mondo della manifattura.
In sostanza – spiega la CGIA – in questi primi tre anni di governo Meloni, i risultati ottenuti sul fronte dell’occupazione sono stati certamente positivi, anche se – naturalmente sempre secondo l’Associazione degli artigiani veneti – il merito è più attribuibile agli imprenditori che alla politica.
Più in generale, lo studio in questione ci invita a non dimenticare il fatto che, in presenza di una crescita che nell’ultimo triennio si è attestata sotto l’1 per cento, all’aumento dell’occupazione non è corrisposto un incremento altrettanto significativo della produttività, almeno nel settore dei servizi e del terziario.
Di conseguenza, gli stipendi dei lavoratori italiani – che già, mediamente, sono al di sotto della media europea – faticano a crescere in una maniera adeguata. Inoltre, il tasso di occupazione femminile rimane tra i più bassi nell’Unione Europea, mentre il fenomeno dei NEET (e cioè, i giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione professionale) presenta ancora dimensioni preoccupanti.
L’analisi della CGIA mette, quindi, sullo stato di allerta, sostenendo che, con una produzione industriale che, al momento, stenta a riprendersi e con il deciso aumento del ricorso alla cassa integrazione di cui abbiamo appena detto, “il quadro generale presenta più ombre che luci”.
Ecco perché, se vuole evitare di andare incontro ad una crisi strisciante come quella che – a seguito delle tensioni geopolitiche e della transizione digitale ed ecologica – ha già coinvolto la Germania e la Francia, l’Italia dovrà fare attenzione a spendere rapidamente e nel migliore dei modi i soldi del Pnrr. Ed a questo proposito, sempre la CGIA ritiene che, “con la messa a terra entro il mese di giugno 2026 degli oltre 100 miliardi di euro che abbiamo ancora a disposizione, possiamo dare un contributo importante all’ammodernamento del Paese ed evitare una nuova crisi che, ribadiamo, ha già messo in seria difficoltà sia Berlino che Parigi”.
Entrando più nei dettagli, tra i settori che compongono il manifatturiero, le ore di Cigs più richieste hanno, come forse era facilmente immaginabile, riguardato il comparto dell’auto, dove, nel primo semestre di quest’anno, il monte ore ha toccato i 22 milioni (+85,8 per cento rispetto al primo semestre 2024).
Seguono le imprese metallurgiche (lavorazione ferro, alluminio, rame, ecc.) che hanno ottenuto poco più di 20 milioni di ore (+56,7 per cento), la fabbricazione macchine e apparecchi meccanici con quasi 11,3 milioni di ore (+12,5 per cento) e le calzature con 11,1 milioni (+144,3 per cento). E la Cigs riconducibile a questi quattro settori ha inciso per oltre il 55 per cento sul totale autorizzato a tutto il comparto manifatturiero nazionale.
Scritto da: Ferruccio Bovio
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