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today18 Novembre, 2025
Analisi Confcommercio sulla crisi del commercio al dettaglio e sulle strategie per contrastare la desertificazione urbana.
Dal rapporto che l’Ufficio Studi di Confcommercio, presenterà al convegno “In città – Spazi che cambiano, economie urbane che crescono” (che si terrà a Bologna a Palazzo Re Enzo, il 20/21 novembre) emerge che, negli ultimi dodici anni, il tessuto commerciale italiano ha subito un profondo ridimensionamento, con oltre 140mila attività al dettaglio – tra negozi e ambulanti – che hanno dovuto chiudere i battenti.
Il fenomeno – spiega Confcommercio – è particolarmente evidente nei centri storici e nei piccoli comuni, nei quali la perdita di imprese incide non soltanto sull’economia locale, ma anche sulle condizioni di vita degli spazi urbani. Un ulteriore fattore di crisi riguarda, inoltre, anche i circa 105mila locali commerciali che, attualmente, risultano sfitti, un quarto dei quali sono inutilizzati da oltre un anno.
Pertanto – lamenta l’Associazione dei commercianti italiani – in mancanza di interventi mirati, la situazione rischia di peggiorare. Le stime indicano, infatti, che entro il 2035 potrebbero chiudere altre 114mila imprese del settore, pari cioè, a oltre un quinto di quelle ancora attive.
E, per molte città medio-grandi del Centro-Nord, dove la densità commerciale sta diminuendo rapidamente, l’impatto potrebbe rivelarsi davvero pesante da sostenere. In alcune aree del Mezzogiorno, il calo appare, invece, meno marcato, a causa della riduzione dei residenti e di una minore diffusione degli acquisti online.
Per ovviare a questo allarmante stato di cose, Confcommercio propone, quindi, la costituzione di un’Agenda Urbana Nazionale da realizzare unitamente a Governo, Regioni e Comuni. L’obbiettivo sarebbe quello di rafforzare le economie di prossimità, coordinando gli interventi dei Distretti Urbani dello Sviluppo Economico e introducendo strumenti condivisi contro la desertificazione commerciale.
Tra le priorità, il Rapporto indica anche una logistica urbana più efficiente e sostenibile.
La cifra che abbiamo più sopra riportato e che concerne i 105mila negozi rimasti sfitti nel 2025, è stata calcolata partendo dall’ipotesi di un saldo netto negativo di 7.500 attività all’anno, assumendo che, tra il 2023 e il 2025, la rete commerciale abbia continuato a ridursi con lo stesso ritmo registrato nel periodo 2011-2022.
E l’analisi dei dati mostra come le Regioni più colpite, in valore assoluto, siano quelle con la struttura commerciale più estesa: più in dettaglio, quasi 9.500 negozi vuoti in Lombardia, oltre 9.100 in Veneto e poco meno di 9.000 in Piemonte. Se, invece, si prende in considerazione il peso dei locali sfitti rispetto al totale della rete distributiva, allora l’impatto maggiore si riscontra nelle Regioni più piccole. In Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Liguria risulta, infatti, sfitto più di un quarto delle attività censite.
Nel percorso verso la definizione di una Agenda Urbana Nazionale – sulla falsa riga di altre esperienze già iniziate in alcuni Paesi europei – Confcommercio propone che i diversi livelli di governo – nazionale, regionale e locale – collaborino alla “creazione di un quadro stabile, coerente e abilitante per la valorizzazione delle economie di prossimità e delle imprese del terziario di mercato”.
Pertanto, a livello nazionale, la richiesta è quella di “garantire un coordinamento stabile delle politiche urbane e territoriali, promuovendo linee guida condivise e l’integrazione dei diversi programmi e fondi europei e nazionali (PNRR, Fondi di Coesione, URBACT, ecc.) in una strategia unitaria dedicata alla rigenerazione urbana e al rafforzamento delle economie locali”.
A livello regionale, Confcommercio ritiene sia essenziale “valorizzare ed armonizzare l’esperienza dei Distretti Urbani dello Sviluppo Economico, superando la frammentazione normativa e definendo regole minime comuni per il funzionamento, la governance e il coinvolgimento degli attori locali, con particolare attenzione alla dimensione di servizio alla comunità e all’uso dei dati per la programmazione territoriale”.
A livello comunale, viene, invece, proposta l’elaborazione di Programmi Pluriennali per l’Economia di Prossimità, che fungano da strumenti integrati per coordinare le diverse azioni di contrasto alla desertificazione commerciale. Tra le misure suggerite, il Rapporto indica, ad esempio, i patti locali per la riattivazione dei locali sfitti (con canoni calmierati), gli interventi di animazione di impresa urbana e di accompagnamento all’apertura di nuove attività (con l’aiuto dei comuni e delle associazioni di categoria) e i partenariati tra imprese del terziario di mercato ed operatori immobiliari per integrare, nei nuovi interventi di rigenerazione urbana, spazi destinati ai servizi di quartiere e alla vita comunitaria.
Scritto da: Ferruccio Bovio
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