Economia

Artigianato: Milano batte Stellantis 3 a 1

today7 Luglio 2025

Sfondo

L’analisi CGIA di luglio 2025 evidenzia che la Città Metropolitana di Milano conta 134.300 addetti nell’artigianato contro 43.000 dipendenti Stellantis in tutta Italia.

Da un’analisi pubblicata dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, emerge che gli addetti nell’artigianato presenti nella ex provincia di Milano sono il triplo rispetto a quelli che, nel nostro intero Paese, lavorano alle dipendenze del Gruppo Stellantis.

Se, infatti, la Città Metropolitana del capoluogo lombardo può contare su almeno 134mila lavoratori nell’artigianato, la Casa automobilistica riesce, invece, a dare occupazione a 43mila persone, distribuite su gran parte del territorio nazionale.

Dimensione nazionale dell’artigianato

È però abbastanza chiaro – come, del resto, viene riconosciuto anche dagli stessi estensori di questa ricerca – che si tratta di una comparazione che va interpretata quasi come se fosse una provocazione “volta a evidenziare come l’artigianato – che rappresenta uno dei pilastri del nostro sistema economico – abbia una dimensione occupazionale nettamente superiore a quella riconducibile alla principale industria manifatturiera d’Italia”.

A livello nazionale, infatti, le imprese artigiane sono 1,24 milioni, gli addetti 2,8 milioni e nel 2022 il comparto ha generato un valore aggiunto di 143 miliardi (contro i 2,8 realizzati da Stellantis). Ciò nonostante però, l’attenzione dei principali media, dell’opinione pubblica e di buona parte della politica nazionale è quasi sempre concentrata ad analizzare l’andamento e i risultati del nostro più importante gruppo automobilistico e, più in generale, delle poche grandi imprese rimaste nel Paese.

Artigianato nella filiera dell’auto

A questo proposito, la CGIA riconosce come si tratti di una condotta – almeno in parte – più che giustificabile. Tuttavia, andrebbe adottata più frequentemente anche nei riguardi delle piccole imprese e degli artigiani che – sottolinea l’Associazione degli artigiani veneti – costituiscono uno degli assi portanti del nostro sistema produttivo e occupazionale.

Se, ad esempio, si restringe il campo di indagine alla sola filiera dell’auto – elaborando, in tal modo, un confronto più “omogeneo”, rispetto a quello realizzato più sopra – si osserva allora che le imprese artigiane di questo settore operanti in Italia sono all’incirca 72.600 e gli addetti 389.000: pertanto, stiamo parlando di numeri che superano di ben nove volte quelli dei dipendenti del Gruppo Stellantis che, ribadiamo, alla fine del 2023, ammontavano a 43mila.

Distribuzione territoriale

Naturalmente, è pur anche vero che molte autofficine e altrettante carrozzerie fanno parte dell’indotto del Gruppo presieduto da John Elkann e, di conseguenza, senza la presenza di quest’ultimo non esisterebbero. Tuttavia, una buona maggioranza lavorerebbe lo stesso, anche in assenza della multinazionale automobilistica, poiché sono autoriparatori indipendenti o legati commercialmente anche ad altri produttori.

Più in dettaglio, a livello territoriale, per quanto concerne le attività artigiane della filiera dell’auto, la CGIA segnala che la provincia con il più alto numero di addetti artigiani è quella di Roma con 22.707 attività. Seguono Milano con 19.276, Torino con 19.913, Napoli con 13.091 e Brescia con 10.542. E se, infine, si considerano anche soltanto il numero dei lavoratori messi insieme dalle prime due province citate – che sfiorano le 42mila unità – ne emerge come il suddetto numero sia pressoché equivalente a quello dei 43mila dipendenti di Stellantis in Italia.

Una massa critica sottovalutata nel policy making

L’evidenza emersa dal confronto tra il numero di addetti degli artigiani Milano e quello dei dipendenti di Stellantis mette in luce una distorsione strutturale nella percezione e nella gestione delle politiche industriali italiane. Sebbene il settore artigiano generi una massa critica occupazionale e un valore aggiunto di rilievo, esso continua a ricevere un’attenzione marginale rispetto alle grandi imprese, sia sul piano mediatico sia nell’agenda normativa.

Ciò indica l’urgenza di ripensare le priorità del policy making, riconoscendo formalmente il ruolo sistemico dell’artigianato nella tenuta socioeconomica dei territori e nella diversificazione dell’ecosistema produttivo nazionale. Il caso milanese non è un’anomalia, ma un modello replicabile da analizzare con maggiore profondità.

Scritto da: Ferruccio Bovio

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