Economia

Ex Ilva: ancora molto incerto il destino di Taranto

today30 Settembre, 2025

Sfondo

Il futuro dell’ex Ilva di Taranto resta incerto: dieci offerte presentate, ma nessun produttore italiano interessato all’acquisizione completa.

La seconda gara per la vendita di Acciaierie d’Italia in amministrazione controllata si è conclusa con la presentazione di dieci offerte: due per l’intero gruppo e otto per singoli asset. A sorprendere è, forse, il fatto che tra i soggetti che hanno manifestato il loro interesse per rilevare totalmente l’ex Ilva (che conta quasi diecimila dipendenti, dei quali circa ottomila a Taranto), non figurano produttori specializzati nell’acciaio, ma spicchino, invece, i nomi di due fondi americani: e cioè, il Bedrock Industries e la cordata tra Flacks Group e Teel Business Europe.

Pertanto, all’assegnazione completa di tutto l’apparato industriale non partecipa alcuna azienda italiana. E non concorrono nemmeno gli azeri di Baku Steel ( la cui offerta, nella prima gara dei mesi scorsi, era stata giudicata come la migliore) e nemmeno gli indiani di Jindal, che hanno deviato i propri appetiti verso la tedesca Thyssenkrupp. Gli Italiani rimasti in gioco puntano, quindi, soltanto sulla acquisizione di alcuni settori delle attività.

Offerte sui singoli asset

I commissari di Acciaierie d’Italia e di Ilva hanno reso noto che le otto offerte relative ai singoli asset sono pervenute da Renexia (del gruppo Toto) che a Taranto è già ben conosciuta per aver costruito il primo parco marino eolico offshore del Mediterraneo; la IMC (Industrie Metalli Cardinale); Marcegaglia: CAR Srl; Cordata Marcegaglia – Sideralba; Cordata Marcegaglia – Profilmec ed Eusider; Trans Isole ed Eusider.

E’ stata, inoltre, presentata, per il solo impianto di Taranto, una beffarda offerta di soli due euro, da parte di Alleanza Verdi e Sinistra. Offerta che i commissari hanno respinto, non considerandola rispondente ai criteri della gara.

Reazioni politiche e sindacali

Nel commentare lo scenario che si è venuto adesso a delineare, il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha dichiarato di sentirsi in dovere di aspettare il rapporto dei commissari per esprimere una sua prima valutazione su questa gara che vede in gioco il futuro dell’Ilva di Taranto. Quello che è certo – ha poi precisato il ministro – è che “la situazione del sito è resa complessa dalle tante questioni giudiziarie che, di fatto, ne riducono la capacità produttiva e ne mettono in difficoltà anche le prospettive di rilancio e di investimento”.

A loro volta, le Organizzazioni sindacali hanno espresso il loro disappunto per come si è conclusa la gara che, a detta del segretario generale della UILM, Rocco Palombella, si è rivelata “un fallimento totale”. E, visto che “le manifestazioni di interesse per l’intero Gruppo sono state presentate solo da due fondi di investimento che non hanno alcuna solidità industriale e progettuale”, l’unica via di uscita per evitare la chiusura totale dell’ex Ilva (cui seguirebbe un disastro ambientale e occupazionale) resta – sempre secondo Palombella – quella della nazionalizzazione.

Anche la FIOM CGIL, nella persona del suo segretario, Loris Scarpa, si aspetta che adesso il Governo prenda una decisione chiara su un’azienda strategica e di interesse nazionale come l’ex Ilva, procedendo rapidamente alla costituzione di una società a capitale pubblico “che garantisca la continuità produttiva, attraverso investimenti certi e l’avvio del processo di decarbonizzazione”.

Preoccupazioni di Confindustria

Forte preoccupazione è stata espressa anche da Confindustria Taranto, dinanzi ad una situazione così delicata. L’Associazione degli imprenditori privati teme, infatti, il verificarsi di gravissime conseguenze provocate da quella che considera una “offensiva anti – industriale”, che “purtroppo continua ad esserci a Taranto”.

A questo punto, la palla passa ai commissari di Ilva e di Acciaierie d’Italia che dovranno analizzare le offerte in maniera dettagliata.
Per parte sua, il ministero del Lavoro ha immediatamente convocato un incontro azienda / sindacati per discutere della richiesta di cassa integrazione inoltrata da Acciaierie d’Italia.

Incontro al quale però, Fim, Fiom e Uilm hanno deciso di non partecipare, affermando – in una nota congiunta – che si tratterebbe di una riunione tendente ad “escludere il parere dei lavoratori e dei loro rappresentanti”. I sindacati ricordano che, scaduti i termini del bando per l’assegnazione degli asset, “l’unico elemento che hanno è una nota stampa dell’azienda che indica 10 offerenti”. Per questo motivo, attendono ora una convocazione a Palazzo Chigi che chiarisca “quale percorso il Governo, unitamente alla struttura commissariale, intenda dare al gruppo ex Ilva”.

Scritto da: Ferruccio Bovio

Commenti post (0)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *