Economia

Il Rapporto Censis sul ruolo dell’educazione finanziaria nel risparmio degli Italiani

today26 Novembre, 2025

Sfondo

Analisi del comportamento degli italiani verso l’educazione finanziaria, la prudenza negli investimenti e il ruolo dei consulenti.

Dal rapporto redatto dal Censis, per conto di Assogestioni, sul tema “Il ruolo dell’educazione finanziaria nella cultura sociale del risparmio degli italiani”, emerge che il 55,7% degli Italiani si dichiara interessato all’educazione finanziaria ed è disposto a dedicare parte del proprio tempo all’acquisizione o al rafforzamento delle competenze economiche e finanziarie. Ricordiamo che Assogestioni è l’Organizzazione che raggruppa le società e gli enti specializzati nella gestione del risparmio finanziario e di quello previdenziale.

La disponibilità di tempo e le motivazioni

Sempre il Censis rivela, inoltre, che il 42,9% del campione intervistato sostiene di non disporre del tempo necessario o di non avere, comunque, motivazioni sufficienti per accrescere le proprie conoscenze su risparmio, investimento e, in generale, sull’economia. Più in dettaglio, a risultare disinteressati rispetto all’educazione finanziaria sono – a livello anagrafico – il 38,6% dei giovani, il 40,4% dei 35-64enni e il 50,4% degli over 65. Invece – a livello di formazione scolastica – sono il 58,7% delle persone con basso titolo di studio, il 43,1% con diploma di maturità e il 37,3% tra i laureati.

Truffe e pubblicità ingannevoli

Piuttosto allarmante è pure il dato che riguarda quel 47,8% di Italiani che dichiarano di aver ricevuto proposte di investimento – nel trading online, tramite social o telefonate – che poi, alla prova dei fatti, si sono rivelate delle truffe. Inoltre, il 59,5% afferma di essersi più volte imbattuto, sui social, in pubblicità allettanti relative a piattaforme di trading online.

Cautela nell’investimento finanziario

  1. l’81,4% dei disinteressati all’educazione finanziaria e l’82,7% di chi, invece, si dichiara interessato sarebbe cauto di fronte a proposte di conti di deposito che offrano tassi molto alti;

  2. l’80,9% dei primi e l’82,8% dei secondi sarebbe, inoltre, prudente in presenza di inviti ad investire somme consistenti – rispetto al loro risparmio totale – su un solo prodotto finanziario/mercato;

  3. il 79,3% e l’83,5% diffiderebbero nell’investire in aziende che magari stanno ottenendo grandi risultati economici, ma della cui situazione finanziaria si conosce poco;

  4. il 78,9% e il 76,7% eviterebbe di investire da solo ed in autonomia totale in criptovalute, bitcoin compresi;

  5. il 76,4% e l’81,6% rimarrebbe perplesso dinanzi a proposte di investimento tramite app di trading che annuncino grandi guadagni con piccole cifre.

Quelle che affiorano dal sondaggio sono, dunque, percentuali che, nel complesso, rivelano una certa cautela nei confronti dell’approccio all’investimento finanziario. E questo atteggiamento, come si è visto, vale anche per coloro i quali si dichiarano disinteressati all’educazione finanziaria.

Il ruolo del consulente

E non a caso, sia i disinteressati (nella misura del 60,6%), che gli interessati (in quella del 62,6%) dichiarano, comunque, di preferire il supporto di un esperto per investire i propri soldi. Più in dettaglio, riguardo a quanti investono in strumenti finanziari, emerge che il 48,4% dei disinteressati ricorre ad un consulente che lo segue con una certa stabilità oppure (nel 36,0% dei casi) ad una banca o finanziaria; mentre, tra coloro che si dichiarano interessati all’educazione finanziaria, le percentuali sono rispettivamente del 52,4% e 48,2%.

Trading online e supporto professionale

Inoltre, il 31,9% degli Italiani è orientato verso l’utilizzo di piattaforme di trading online, purché affiancato da un consulente. Infatti, per il 43,2% dei disinteressati all’educazione finanziaria e per il 53,5% di chi, invece, si dichiara interessato, il trading online – pur semplificando la gestione degli investimenti – non può ancora sostituire il consulente.

Conclusioni di Assogestioni

“Il Rapporto – commenta Assogestioni – conferma che, al di là del livello di alfabetizzazione finanziaria, esiste una consapevolezza diffusa sull’importanza di affidarsi a figure professionali nella gestione del risparmio”. E soprattutto “in un contesto segnato da una crescente esposizione a fonti non qualificate e a promesse di guadagni facili, la gestione professionale – svolta da operatori autorizzati e vigilati – costituisce un presidio essenziale per la tutela del risparmio”.

L’educazione finanziaria svolge, quindi, un ruolo complementare, quale strumento di consapevolezza, poiché aiuta i risparmiatori a “riconoscere il valore della competenza e della trasparenza”. Ed è, appunto, da questa “alleanza tra professionalità e consapevolezza che si costruisce un sistema finanziario più inclusivo e orientato al lungo termine”.

Scritto da: Ferruccio Bovio

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