Economia

Federconsumatori: quanto costano le Università italiane

today11 Dicembre, 2025

Sfondo

Come ogni anno, anche per il periodo 2025/2026, l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha monitorato i costi che le famiglie italiane sostengono per consentire ai propri figli di frequentare l’università, basandosi sulle tasse applicate dai principali Atenei del nostro Paese.

Lo studio conferma come l’accesso alla formazione universitaria rappresenti ancora oggi un impegno economico tutt’altro che trascurabile e con differenze notevoli tra i diversi atenei e aree geografiche. In particolare, nel 2025, i costi universitari sono lievitati ancora: visto che, per quanto riguarda la media nazionale, si è registrato un aumento del 5,9% rispetto all’anno scorso.

Metodologia dell’indagine

Al fine di ottenere dati omogenei e confrontabili con le rilevazioni svolte negli anni precedenti, anche per l’anno accademico 2025/2026 è stato mantenuto il campione di riferimento utilizzato nelle scorse indagini. Pertanto, in merito a ciascuna delle tre macro aree geografiche italiane (e cioè, Nord, Centro e Sud), si è proceduto ad esaminare le due maggiori università delle tre regioni che in ciascuna zona raccolgono il più alto numero di studenti. Sono state così prese in considerazione la Lombardia, il Piemonte e il Veneto per il Nord; l’Emilia Romagna, la Toscana ed il Lazio per il Centro e la Campania, la Puglia e la Sicilia per il Sud.

Parametri di calcolo delle tasse universitarie

In generale, i vari atenei stabiliscono l’ammontare delle tasse dovute, applicando metodi e criteri di valutazione che variano da un’università all’altra: tuttavia, a rappresentare sempre il principale parametro di riferimento per calcolare l’ammontare dei contributi richiesti, resta sempre la condizione economica egli studenti. Di conseguenza, l’indagine di Federconsumatori ha esaminato cinque fasce di reddito ISEE, calcolando l’importo previsto per ciascuna fascia.

Elementi non considerati nello studio

Ragioni di ordine pratico non hanno permesso di inserire, in questa indagine, sconti e riduzioni per merito e borse di studio che sono, comunque, previste dalla maggior parte degli Atenei. Allo stesso modo, non sono neanche state prese in considerazioni le maggiorazioni a carico degli studenti che non abbiano ottenuto il numero di Crediti di Formazione Universitaria richiesti dall’anno di corso a cui sono iscritti.

Le agevolazioni introdotte dal 2017

Lo studio in questione segnala, inoltre, che, dalla Legge di Bilancio varata nel 2017, sono state introdotte specifiche disposizioni relative proprio alla contribuzione universitaria. E il provvedimento, con i successivi aggiornamenti, ha attivato importanti agevolazioni destinate agli studenti a basso reddito ed a quelli meritevoli.

In particolare, ha stabilito una agevolazione per gli iscritti che presentano un ISEE inferiore a 22.000 euro, permettendo loro di essere esonerati dal pagamento delle tasse universitarie (devono, quindi, corrispondere solo la tassa regionale e l’imposta di bollo), mentre per i nuclei familiari con ISEE compreso tra 22.000 e 30.000 euro è prevista una riduzione delle tasse. E a questo proposito, è anche opportuno segnalare come siano numerose le Università che hanno innalzato il livello di reddito interessato dalla no tax area: aumentandolo, in alcuni casi, anche del 30% ed arrivando, in tal modo, ad incentivare le iscrizioni degli studenti.

La “no tax area” e gli importi da pagare

Federconsumatori evidenzia, inoltre, come gli studenti appartenenti alle prime tre fasce ISEE, di fatto, rientrino nella cosiddetta “no tax area” e siano, quindi, tenuti unicamente al pagamento della tassa regionale e dell’imposta fissa di bollo sulla domanda di iscrizione o di immatricolazione, con importi che variano, da regione a regione, tra i 125 ed i 189 euro.

Gli atenei più costosi d’Italia

Ma venendo, più in dettaglio, a verificare quali siano gli atenei più cari d’Italia, notiamo come a rivelarsi più onerosi siano, sensibilmente, quelli del Nord: con percentuali che superano del 27% l’importo massimo medio rilevato negli atenei del Sud Italia e del 21% quello delle università del Centro. Rispetto allo scorso anno è leggermente sceso il divario tra Nord e Sud, ma è esponenzialmente aumentato quello tra Nord e Centro, salendo dal 15% al 21,3%.

Le università con le tasse più elevate

In particolare, lo studio di Federconsumatori conferma le università lombarde ai vertici della classifica delle tassazioni più elevate, con una media regionale di 3775,28 euro. L’Università di Milano mantiene, come lo scorso anno, il primato, seguita a ruota da quella di Pavia. La prima prevede, infatti, come importo massimo da corrispondere 3.360,00 euro per le facoltà umanistiche e 4.257,12 euro per i corsi di laurea dell’area scientifica, con un importo massimo medio di 3.808,56 euro, mentre la seconda richiede ai suoi iscritti di corrispondere un massimo di 3.343,00 euro per le facoltà umanistiche e 4.141,00 euro per quelle scientifiche, con un importo medio di 3.742,00 euro.

A seguire, troviamo il Politecnico di Torino (3.761,00 euro sia per le facoltà umanistiche che per quelle scientifiche), l’Università del Salento (3.206,00 euro sia per le facoltà umanistiche che per quelle scientifiche) e l’Università di Padova (2.955,00 euro per le facoltà umanistiche e 3.155,00 euro per le facoltà scientifiche, con una media di 3.055,00 euro).

Scritto da: Ferruccio Bovio

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