L’Italia ottiene maggiore flessibilità sul taglio delle emissioni e sui biocarburanti dopo il negoziato Ue sul clima concluso a Bruxelles.
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today7 Novembre, 2025
L’Italia ottiene maggiore flessibilità sul taglio delle emissioni e sui biocarburanti dopo il negoziato Ue sul clima concluso a Bruxelles.
Si è concluso positivamente, a Bruxelles, il lunghissimo negoziato tra i ministri dell’Ambiente dell’Unione europea, che hanno raggiunto un’intesa sul taglio delle emissioni di CO2 del 90% entro il 2040. Anche se, in merito all’effettivo conseguimento degli obbiettivi previsti (tappa intermedia tra il -55% al 2030 e lo zero netto al 2050) prevale ancora una certa prudenza.
Per l’Italia le cose si sono messe piuttosto bene, visto che ha ottenuto – anche grazie alla confluenza di Grecia e Romania sulle sue posizioni – di poter contare su una maggiore flessibilità per quanto concerne la riduzione della CO2, l’uso dei biocarburanti per auto e furgoni ed il rinvio della cosiddetta “Ets2”: vale a dire, l’euro-tassa su caldaie e benzina.
Pertanto, grazie anche ai voti di Atene e di Bucarest, è stata messa insieme la necessaria maggioranza qualificata, che – come è noto – si basa su due parametri: minimo 15 Stati e almeno il 65% della popolazione dell’Unione. Si sono, invece, espressi negativamente Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia, mentre Belgio e Bulgaria hanno scelto la via dell’astensione.
Il nostro ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, nel commentare l’esito dell’incontro, ha espresso tutta la sua soddisfazione per quello che ha definito “un buon compromesso che ha accolto le istanze portate avanti dall’Italia”.
Il nostro Paese ha guidato, infatti, un fronte di 10 governi che – ciascuno con sfumature diverse – formavano il gruppo degli Stati più prudenti riguardo al Green Deal. Il tutto senza l’appoggio di Germania e Francia.
A questo punto, prima che gli obbiettivi appena stabiliti diventino definitivi, si renderà necessario il passaggio attraverso il voto del Parlamento europeo (che si pronuncerà tra pochi giorni), dal quale ci si attende una confermata dell’intesa siglata dai vari ministri dell’ambiente.
Per parte sua, la Commissione presieduta da Ursula von der Leyen, sebbene veda ridimensionate alcune sue aspettative, esce comunque, dal meeting inter ministeriale, con qualche soluzione da proporre alla imminente conferenza ONU sul clima – la Cop30 – in programma dal 10 al 21 novembre a Belém, in Brasile.
L’accordo mantiene, infatti, la percentuale del 90% di tagli della CO2 (rispetto ai valori del 1990), anche se la cifra, in pratica, si abbassa all’85%, poiché viene elevata dall’iniziale 3% a un massimo del 5% (come chiesto da Italia e Francia) la quota di crediti internazionali di carbonio “di alta qualità”.
In altre parole, il recentissimo accordo di Bruxelles prevede la possibilità concreta di detrarre, dal calcolo delle emissioni da diminuire nell’Ue, ogni intervento favorevole al clima che sia stato realizzato in territori extra comunitari. Ad esempio piantando alberi che contribuiscono all’assorbimento della CO2 in aree attualmente disboscate.
In realtà, questi interventi realizzati in territori non europei sarebbero ammessi solo a partire dal 2036, tuttavia il lungo negoziato di Bruxelles ha pure partorito una fase pilota anticipata già al 2031, proprio come auspicato dall’Italia. Un ulteriore 5% di crediti esteri, stavolta calcolato su base nazionale, potrà, invece, essere acquistato dai singoli Stati per coprire le spese destinate alla riduzione delle emissioni prodotte dalle varie attività economiche.
Roma e gli altri governi più titubanti sul Green Deal hanno poi ottenuto concessioni anche su altri dossier “green”. Innanzitutto, è stata rinviata dal 2027 al 2028 l’avvio della nuova “carbon tax” sulla CO2 generata da caldaie e dal trasporto su strada. Inoltre, è stata pure, finalmente, riconosciuta l’utilità dei carburanti a zero, basse emissioni di carbonio e rinnovabili.
E proprio l’apertura, senza equivoci, sui biocombustibili ha rappresentato il segnale che il nostro Paese esigeva per aderire al compromesso, soprattutto in vista del 10 dicembre: giorno in cui la Commissione illustrerà la preannunciata revisione dello stop alle immatricolazioni delle auto a diesel e benzina dal 2035. Una data su cui il nostro Governo nutre non poche speranze, augurandosi che possa segnare l’ inizio di una nuova e più pragmatica fase di sviluppo del Green Deal europeo.
Scritto da: Ferruccio Bovio
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