Economia

Dati confortanti dal Rapporto Agroalimentare ISMEA 2025

today9 Dicembre, 2025

Sfondo

Dal Rapporto Agroalimentare annuale, recentemente presentato dall’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo e Agroalimentare) al Ministero dell’Agricoltura e Foreste, emerge un settore capace di trainare l’economia italiana, di risultare resiliente dinanzi ai numerosi shock esogeni che si sono susseguiti negli ultimi anni e di confermarsi protagonista in Europa con diversi primati.

Solidità dei fondamentali

La solidità dei fondamentali – sia per quanto concerne il settore agricolo, che per quello dell’industria di trasformazione – consolida l’agroalimentare nella sua posizione di pilastro (tra i maggiori) del sistema economico nazionale, con un peso sul nostro PIL che arriva a toccare il 15% se si considera l’intera filiera, “dal campo alla tavola”.

Leadership europea

A livello europeo, il Rapporto ISMEA 2025 conferma la leadership dell’Italia nell’agroalimentare continentale, con risultati di eccellenza in svariati ambiti strategici. Infatti, il nostro Paese si segnala come:

  • il primo in Europa in quanto a valore aggiunto agricolo (compresi pesca e silvicoltura), con 44,4 miliardi di euro, in netta espansione, sia in valore che in volume.
  • Il terzo per valore aggiunto nell’industria alimentare, dietro a Germania e Francia con 38 miliardi di euro.
  • La crescita del reddito agricolo italiano risulta essere tra le più alte in Europa, toccando il +9,2% nel 2024, che si aggiunge al +11,7% del 2023, contro una media UE che ha, invece, fatto segnare, rispettivamente, un +0,7% nel 2024 e un -6,2% nel 2023.
  • Italia detiene il primato mondiale per quanto riguarda i prodotti DOP ed IGP, con circa 900 registrazioni, che testimoniano della qualità e della specificità italiane.
  • Sul versante occupazionale, si riscontra un trend di crescita, con circa 1 milione di addetti nel 2024, che corrispondono ad un +0,7% sul 2023. Nel decennio, invece, l’agroalimentare italiano registra un +2,9% a fronte del -17% europeo.
  • I 10,6 miliardi di euro di investimenti effettuati nel 2024 rappresentano un altro fattore di assoluta importanza.
  • La produttività agricola, con 46.300 euro di valore aggiunto per addetto, risulta essere la più alta nella media europea.

Performance dell’export

Accanto a questi eccellenti traguardi, l’ISMEA aggiunge poi anche le straordinarie performance dell’export agroalimentare che, con un valore prossimo ai 70 miliardi nel 2024 e un saldo della bilancia commerciale passato da un deficit di 6 miliardi di euro del 2015 a un surplus di 2,8 miliardi di euro, fa segnare un trend decisamente positivo.

Un trend che, tra l’altro, è, sino ad ora, proseguito anche nel 2025, con le esportazioni che sono cresciute del 5,7% nei primi nove mesi dell’anno. Particolarmente importante è stata la dinamica negli Stati Uniti dove, nel 2024, le vendite di prodotti italiani hanno raggiunto i 7,8 miliardi di euro, facendo registrare un balzo del 17,1% sul 2023.

Rapporto Agroalimentare: elementi di complessità

Naturalmente, oltre ai numerosi risultati pienamente confortanti, il Rapporto non può certo fare finta di ignorare alcuni elementi di complessità – tutti esogeni al settore – che dipendono da uno scenario geopolitico mondiale, caratterizzato da incertezze e conflitti, da una fase di transizione delle relazioni economiche internazionali e da un ritorno al protezionismo commerciale.

I nuovi dazi introdotti dagli Stati Uniti costituiscono, infatti, un problema particolarmente delicato, al quale l’ISMEA dedica un opportuno approfondimento all’interno del suo studio, chiarendo che “la valutazione dei loro effetti non può prescindere dalla specificità dei singoli comparti, dal grado di sostituibilità dei prodotti italiani sul mercato nordamericano e dalle dinamiche del tasso di cambio, che influisce sugli scambi in misura analoga alle tariffe”.

Impatto dei dazi e prospettive future

Più in generale, sulla base dell’accordo Usa/UE del luglio 2025, il settore agroalimentare – gravato da un dazio addizionale medio ponderato del 12,9% – appare meno penalizzato rispetto a quello di altri Paesi, ma resta, comunque, relativamente più colpito rispetto ad altri comparti industriali sensibili, per i quali la UE ha spuntato trattamenti più favorevoli.

Nel complesso, la situazione rimane, quindi, ancora di difficile lettura, essendo tuttora decisamente influenzata dalle aspettative degli operatori. Una valutazione più accurata circa l’impatto dei dazi americani potrà pertanto – conclude l’ISMEA – essere espressa solo a partire dalla metà del 2026.

Scritto da: Ferruccio Bovio

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