Economia

Tassazione dei buyback: le tre ipotesi del governo per finanziaria 2026

today1 Settembre 2025

Sfondo

Tassazione dei buyback: il governo valuta nuove misure fiscali per i programmi di riacquisto azioni proprie, tra divisioni politiche e opposizione delle banche.

Il governo italiano, al fine di reperire il maggior numero di risorse possibili per finanziare la legge di Bilancio 2026, sta prendendo in considerazione alcune ipotesi di tassazione dei programmi di riacquisto di azioni proprie da parte delle società che ricorrono a questo tipo di pratiche.

Tassazione dei buyback: opzioni al Ministero dell’Economia

In particolare, al Ministero dell’Economia, si stanno esaminando varie opzioni per disincentivare l’uso dei cosiddetti buyback, ossia dei processi attraverso i quali le società quotate procedono al riacquisto delle proprie azioni direttamente dagli investitori, in modo tale da provocare una crescita dei prezzi dei titoli e distribuire così utili più ricchi agli azionisti.

Critiche al privilegio degli azionisti

Una pratica che però, ha finito, quasi inevitabilmente, per attirare l’attenzione del Ministero stesso, soprattutto negli ultimi mesi: quando cioè, alcune imprese — specialmente le banche — hanno registrato profitti veramente elevati. Di conseguenza, anche all’interno del Governo, non pochi esponenti hanno criticato il fatto che i benefici di tali risultati, anziché essere redistribuiti ai cittadini comuni, andassero, invece, agli azionisti che pure beneficiavano già dei dividendi.

Ipotesi dell’aumento della tassazione sulle plusvalenze

Tra l’altro, la questione è venuta a porsi proprio in una fase politica caratterizzata da una spiccata insofferenza della Lega, la quale, ultimamente, si era fatta promotrice, più di una volta, della richiesta di imporre un maggiore contributo fiscale sull’universo bancario.

Tre sono le possibili soluzioni che, al momento, sono oggetto di studio da parte dei tecnici del Ministero di via XX Settembre: la prima consisterebbe in un aumento della tassazione sulle plusvalenze per tutti gli azionisti — senza distinguere, quindi, tra i guadagni derivanti da operazioni ordinarie e quelli generati, invece, dai buyback — portando l’aliquota dal 26% al 30%.

E si tratterebbe di una scelta che presenterebbe il vantaggio di non richiedere l’introduzione di nuove regole o di definizioni specifiche per i buyback, poiché sarebbe, infatti, sufficiente modificare l’attuale regime di tassazione dei redditi finanziari. Tuttavia, il suo effetto risulterebbe generico e non adeguatamente mirato, finendo per colpire anche i piccoli risparmiatori, nella stessa misura in cui colpirebbe chi decide e poi gestisce i programmi di riacquisto.

Imposta sul valore complessivo delle operazioni

Un’altra ipotesi sarebbe, inoltre, quella che si riferisce all’introduzione di un’imposta commisurata al “valore complessivo delle operazioni di buyback”, che graverebbe sia sulla società emittente, che sugli azionisti che scelgono di vendere le proprie azioni. Una misura che scoraggerebbe, indubbiamente, l’uso dei buyback come principale strumento di distribuzione degli utili, ma che potrebbe pure disincentivare anche alcuni riacquisti motivati da indiscutibili esigenze industriali.

Infine, una terza e tecnicamente più complessa soluzione attualmente sotto esame, sarebbe quella di tassare soltanto i profitti realizzati dall’emittente nel caso in cui le azioni riacquistate vengano successivamente rivendute a un prezzo differente. Una disposizione che andrebbe senz’altro a colpire solamente le imprese, ma che presupporrebbe anche una serie di nuove regole potenzialmente complicate.

Divisioni politiche e reazioni dell’ABI

A livello politico, si riscontra, comunque, una notevole divergenza tra i partiti che compongono la maggioranza di governo, con la Lega che – come si è detto – è decisamente favorevole a tassare le banche, mentre Forza Italia – sostenuta, in questo caso, anche dall’Associazione Bancaria Italiana – si oppone assolutamente a qualsiasi nuova imposta sul settore.

E proprio dall’ABI, negli ultimi giorni, è arrivata una durissima reazione dinanzi alle indiscrezioni comparse sulla stampa in merito all’imposizione di ulteriori aggravi fiscali, sostenendo che “le banche contribuiscono già in modo significativo alle questioni sociali e alla lotta contro la povertà, e si stanno già assumendo le loro responsabilità”.

Scritto da: Ferruccio Bovio

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