Economia

Smaltimento rifiuti: Italia ancora lontana dai target UE

today6 Novembre, 2025

Sfondo

Un’analisi del rapporto su smaltimento rifiuti UTILITALIA rivela come il nostro Paese continui a produrre troppi rifiuti, a riciclare ancora troppo poco.

Lo studio “Rifiuti urbani, fabbisogni impiantistici attuali e al 2035”, appena pubblicato da UTILITALIA (la Federazione Utilities, acqua, ambiente ed energia), rivela che, nel 2023, in Italia sono state prodotte 29,051 milioni di tonnellate di rifiuti urbani: una quantità che costituisce un aumento dello 0,7% rispetto all’anno precedente.

Produzione pro-capite e disomogeneità territoriali

A livello pro-capite, UTILITALIA segnala una media di 496,2 kg annui per abitante, con il Mezzogiorno che ha registrato la quota minima di 448,2 kg per abitante l’anno ed il Centro quella massima di 530,9 kg.

Circa 3,8 milioni di queste tonnellate di rifiuti sono state trattate in regioni diverse da quelle di produzione ed il flusso ha viaggiato principalmente dal Centro-Sud verso il Nord, a riprova del fatto che gli attuali impianti di trattamento dei rifiuti urbani, essendo numericamente insufficienti e non adeguatamente dislocati sul territorio, finiscono per rendere praticamente obbligatoria la pratica dei trasporti continui dei rifiuti tra le diverse regioni (talvolta anche all’estero) ed il ricorso in maniera ancora eccessiva allo smaltimento in discarica.

Nord vicino ai target UE, Centro e Sud in ritardo

Più in dettaglio, dallo studio emerge che il Nord ha importato circa 2,3 milioni di tonnellate dalle aree del Centro-Sud e già oggi, grazie ai propri impianti, riesce quasi a raggiungere gli obbiettivi di conferimento in discarica (12,5%) e di riciclaggio (52,7%) previsti dall’Ue per il 2035. E si tratta di obbiettivi già ampiamente superati in Lombardia ed Emilia-Romagna che, oltre a poter vantare risultati molto positivi nel riciclo, dispongono pure di impianti di termo valorizzazione.

Invece, il Centro, il Sud peninsulare e la Sicilia, visto il basso ricorso al recupero energetico, registrano risultati ancora piuttosto lontani dai target comunitari. In particolare, il Centro si è visto costretto a portare altrove il 16% (1 milione di tonnellate) della propria produzione di rifiuti, nonostante i suoi invii in discarica raggiungano già una percentuale estremamente elevata, pari al 30%, ma non ancora in grado di far fronte a tutta la richiesta. Il Sud ha, invece, esportato 1,64 milioni di tonnellate, corrispondenti al 27% della propria produzione di rifiuti, ma solo per la disponibilità elevata di discarica, ora utilizzata per un’alta percentuale, pari al 31,5%.

Gestione dei rifiuti organici e impianti di trattamento

Con riferimento specifico ai rifiuti organici, UTILITALIA segnala che, sempre nel 2023, sono state raccolte in modo differenziato circa 7,25 milioni di tonnellate, che rappresentano il 38,3% delle raccolte differenziate. Di queste, un quinto – 1,4 milioni di tonnellate – sono state trattate in impianti di regioni diverse da quelle di produzione: la stragrande maggioranza (1,2 milioni di tonnellate) ha viaggiato dal Centro e dal Sud peninsulare verso gli impianti del Nord, mentre le rimanenti quantità (pari a 200 mila tonnellate) si sono spostate all’interno delle stesse macro aree.

Pertanto, rileva UTILITALIA, “una corretta raccolta differenziata a monte – dovrebbe essere sostenuta da un adeguato numero di impianti di riciclo e di recupero energetico a valle, indispensabili per promuovere una gestione dei rifiuti in linea con gli obiettivi dell’economia circolare. Non è un caso che i territori che registrano le percentuali più alte di raccolta differenziata siano proprio quelli in cui è presente il maggior numero di impianti”.

PNRR e obiettivi europei al 2035

Negli ultimi anni, anche grazie ai fondi del Pnrr, si è avviata un’inversione di tendenza specialmente per quanto concerne gli impianti che trasformano i rifiuti organici in bio gas, ma serve ancora, comunque, un ulteriore incremento, senza il quale diventerà impossibile raggiungere i target Ue al 2035, i quali prevedono, sul totale dei rifiuti raccolti, il raggiungimento del 65% di riciclaggio effettivo e un utilizzo della discarica per una quota non superiore al 10%. Per ora, in Italia, siamo ad un riciclaggio effettivo pari al 50,8% e ad un ricorso allo smaltimento in discarica pari al 16%.

Impatti economici e ambientali della cattiva dislocazione impiantistica

La carenza e la cattiva dislocazione degli impianti è, inoltre, anche causa di rilevanti costi economici e ambientali: infatti, per trasportare i 3,15 milioni di tonnellate di rifiuti trattati in regioni diverse da quelle di produzione, nel 2022 si sono, ovviamente, resi necessari 140mila viaggi di camion, pari a 76 milioni di chilometri percorsi.

Cosa che ha comportato l’emissione aggiuntiva di oltre 50.000 tonnellate di CO2 e 75 milioni di euro in più sulla Tari (il 90% dei quali a carico delle regioni del Centro-Sud). Oltre tutto, solo nel 2022, l’Italia ha dovuto pagare circa 50 milioni di euro per multe dall’Unione europea per le inadempienze che sono state contestate sulla gestione dei rifiuti.

Persistenza dello smaltimento rifiuti in discarica

Infine, sebbene le discariche rappresentino il sistema di trattamento dei rifiuti con il maggiore impatto ambientale, lo studio di UTILITALIA rivela che, nel 2023, sono ancora state smaltite in discarica 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, delle quali 720.000 in regioni diverse da quelle di produzione. Al momento l’Italia avvia, quindi, a discarica una media del 18% dei rifiuti urbani, mentre l’Unione Europea ha stabilito di scendere al di sotto del 10% entro il 2035.

Scritto da: Ferruccio Bovio

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