Economia

Risparmio in Italia al minimo dal 2018

today29 Ottobre, 2025

Sfondo

Il Rapporto ACRI–IPSOS 2025 sul risparmio fotografa un Paese più preoccupato e meno capace di risparmiare: cala la propensione agli investimenti, crescono liquidità e ritorno al mattone.

Il tradizionale Rapporto pubblicato in occasione della Giornata del risparmio da ACRI (Associazione delle Fondazioni e delle Casse di Risparmio) e IPOS, verteva, quest’anno, sul tema “Tutela, inclusione, sviluppo”. Ne è emerso uno scenario a tinte molto più fosche rispetto all’edizione precedente, quando in relazione alle prospettive del risparmio in Italia si era segnalato un cauto ottimismo.

Negli ultimi 12 mesi, infatti, la nostra capacità di risparmiare si è sensibilmente ridotta, con la quota di famiglie che riesce a mettere da parte qualche soldo che è calata al 41% dal 46% del 2024 (e si tratta del il dato più basso dal 2018), mentre gli altri nuclei sono costretti a consumare tutto il reddito o addirittura rompere il proprio salvadanaio. L’attuale situazione economica sta, dunque, portando i risparmiatori a preferire la liquidità a scapito degli investimenti finanziari e sta rilanciando, tra l’altro, anche la loro più classica propensione verso il mattone.

Ansia da mancanza di risparmio

Il Rapporto proietta, pertanto, l’immagine di un 2025 in cui , da un lato, la disponibilità psicologica ad accantonare si è rafforzata, mentre, dall’altro, la capacità effettiva di risparmiare denaro si è ridotta, alimentando, in tal modo, una sorta di “ansia da mancanza di risparmio”. E come se non bastasse, ACRI E IPOSOS si attendono, per i prossimi 12 mesi, un ulteriore aggravamento della situazione.

Percezioni e capacità di spesa delle famiglie

Più in dettaglio, a livello personale, l’indagine rileva che, a fronte di un 40% di Italiani che ritengono possibile migliorare la propria situazione in futuro, se ne contrappone un 60% che, invece, non vedono progressi o temono persino il peggio. La conseguenza di questo stato di cose è quella che tre italiani su quattro si ritengono in grado di affrontare spese di piccola entità (1.000 euro), ma è sempre più basso il numero di chi (36%) potrebbe, invece, sostenere senza particolari difficoltà un esborso intorno ai 10mila euro.

Contrazione dei consumi

Inoltre, sul fronte delle spese, si registra una contrazione sia dei beni voluttuari, che di quelli primari. Le modalità di consumo delle famiglie sono, infatti, diventate più difensive: non a caso, si riducono alcune voci essenziali (beni di base, salute), si bloccano quelle per la “cura della persona” (vestiario, estetica, sport) e si limitano le spese riferite al “fuori casa” (ristorazione, viaggi) o quelle culturali (lettura, cinema, teatro, musei).

A resistere sono, invece, gli esborsi dovuti ad auto e spostamenti, telefonia e internet ed elettronica-elettrodomestici. Nel complesso, comunque, il quadro generale che ne esce appare piuttosto negativo, visto che nessuna categoria di prodotti o servizi risulta in crescita rispetto al 2024 e, se messe a confronto con il 2023, appaiono quasi tutte in contrazione.

Cautela negli investimenti

Una visione più pessimistica o perlomeno più cauta del futuro finisce per condizionare anche le scelte di investimento più tradizionali, con il 64% del campione esaminato da IPSOS che preferisce mantenere buona parte delle proprie riserve in liquidità, mentre la quota di coloro che sono disposti ad investire resta minoritaria (circa un terzo) e privilegia, comunque, soluzioni semplici o percepite come poco rischiose.

Ecco perché – come si è accennato prima – si riscontra un certo ritorno all’immobiliare anche a scapito dei prodotti finanziari meno rischiosi. Ed a crescere è pure il numero di coloro che non sanno indicare un investimento idoneo per le caratteristiche della propria famiglia.

Motivazioni del risparmio e priorità degli investitori

Tra i risparmiatori che decidono, comunque, di optare per l’investimento finanziario, il 22% lo fa in vista di un progetto futuro ed il 21% per accrescere il valore del proprio capitale. Particolarmente segnalate sono anche finalità come la difesa dei patrimoni dall’inflazione (19%) e la tutela, in futuro, dei propri familiari (11%).

Non manca neppure chi risparmia perché vuole evitare di spendere troppo (8%) o pensa che i soldi sul conto corrente non producano alcun vantaggio (9%). Cala, inoltre, la propensione verso investimenti che abbiano ricadute sociali o che riguardino più strettamente l’economia italiana, poiché l’attenzione di chi investe è, al momento, concentrata essenzialmente sulla rischiosità e sulle prospettive di rendimento, così come grande rilevanza viene assegnata pure al soggetto proponente.

Infine, per svolgere appieno il suo ruolo, un terzo del campione intervistato ritiene che il risparmio avrebbe necessità di poter contare su una fiscalità più amica e su una maggiore diffusione della cultura finanziaria abbinata a prodotti di più facile comprensione (27%).

Scritto da: Ferruccio Bovio

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